Le costanti dei processi per maltrattamenti in famiglia e stalking nascondono tendenze ben consolidate, che si ripresentano in aula con comportamenti simili tra minimizzazione e raccolta di prove. Un caso emblematico riguarda una coppia di circa quarant’anni, appartenente alla “Varese bene”, che si è ritrovata in tribunale per maltrattamenti in famiglia. Lei come parte offesa, lui come imputato.

Le scene descritte davanti al Collegio hanno mostrato un atteggiamento di irriverenza da parte dell’uomo verso la donna, con insulti e provocazioni riguardanti il suo ruolo di madre e compagna. Amici presenti in aula si sono allontanati indignati per tali comportamenti. Un anno dopo, l’imputato ha dato la sua versione dei fatti, ammettendo tensioni ma negando violenze fisiche.

Secondo l’uomo, si trattava di un modo di comunicare particolare, fatto di parole forti e atteggiamenti ruvidi ma senza eccessi. Tuttavia, la parte offesa ha presentato una registrazione audio in cui si sente l’auto dell’imputato avvicinarsi in modo minaccioso. La registrazione è stata ascoltata in aula e ora si attendono ulteriori testimonianze della difesa.

La vicenda continua ad essere al centro dell’attenzione e sarà interessante vedere come si evolverà durante le prossime udienze. La questione dei maltrattamenti in famiglia è delicata e richiede una doverosa attenzione da parte della giustizia per garantire la protezione delle vittime.

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