Il caso del poliziotto che ha sparato a un migrante maliano armato di coltello continua a suscitare polemiche. Dopo l’accaduto alla stazione di Verona, dove il giovane Diarra Moussa è stato ucciso, l’agente è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati. Gli inquirenti stanno cercando di capire se l’uso della forza sia stato proporzionato alla situazione o se abbia superato i limiti della legittima difesa.

L’inchiesta è stata affidata alla pm Diletta Schiaffino e si attende l’autopsia sul corpo di Moussa per chiarire ulteriori dettagli sull’accaduto. Secondo i primi accertamenti, il migrante sarebbe stato colpito da uno solo dei tre colpi sparati dall’agente, ma sarà l’esame autoptico a fornire ulteriori informazioni.

Il sindacato di polizia Siulp difende l’operato dell’agente, sottolineando che quest’ultimo ha agito in maniera responsabile e ha cercato di soccorrere il giovane dopo l’aggressione. “In situazioni di emergenza, i poliziotti devono prendere decisioni rapide e l’agente ha fatto tutto il possibile per evitare l’uso letale della forza”, ha dichiarato il segretario Felice Romano.

L’indagine dovrà ora fare luce sulle dinamiche dell’episodio e sulle responsabilità coinvolte, in un caso che ha sollevato un ampio dibattito sull’uso della forza e sulla legittima difesa.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui