Milano – Quando si parla di femminicidi, spesso si pensa solo all’ultimo atto, al momento in cui un padre uccide la madre dei suoi figli. Ma dietro a queste tragedie ci sono mesi, anni di violenza, botte, urla, minacce, ricatti che portano a quel terribile epilogo. E cosa succede ai figli di queste donne uccise, una volta che il sipario si chiude? Troppo spesso vengono dimenticati, lasciati soli a portare il peso di una perdita insopportabile.

È da questa consapevolezza che nasce il progetto “Orphan of Femicide Invisible Victim”, promosso dalla cooperativa Iside. L’obiettivo è quello di fornire supporto legale, psicologico ed educativo ai figli delle vittime di femminicidio. Ma non è facile individuare questi orfani in Italia. La legge numero 4 del 2018 offre strumenti importanti per la loro tutela, ma spesso viene ignorata, sia dai giuristi che dalle istituzioni.

Francesca Garisto, avvocata e vicepresidente della Casa di Accoglienza delle donne maltrattate di Milano, ha seguito la ricerca per individuare questi orfani. È stata genitrice di una minore orfana di femminicidio e sa quanto sia importante per loro conoscere la verità su ciò che è accaduto. La violenza non colpisce solo la donna, ma tutto il suo contesto familiare, compresi i figli che spesso vengono dimenticati o peggio, colpevolizzati.

Il percorso per dare giustizia a questi bambini è ancora lungo, ma la prima cosa da cui partire è la verità. Non possiamo permetterci di lasciare questi ragazzi nell’ombra, di ignorare il dolore che portano dentro di sé. Serve una visione più ampia delle conseguenze dei femminicidi e della violenza che li accompagna. E a questi bambini, almeno, dobbiamo dare la verità.

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