Si è conclusa l’indagine penale che coinvolgeva 23 persone accusate di aver truffato lo Stato attraverso un accesso indebito al “Bonus facciata”. L’indagine è stata condotta dalla Polizia di Stato e ha portato al sequestro di importanti beni immobiliari e mobili di un imprenditore edile di Saronno. L’accusa era di aver ottenuto ingenti guadagni in modo fraudolento.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’imprenditore contro il provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Milano nel gennaio 2023. Dopo il conferma della confisca in appello, la Suprema Corte ha reso definitiva la confisca, che vedrà l’acquisizione del patrimonio da parte dell’erario. L’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati si occuperà della liquidazione e destinazione dei beni.
Parallelamente, si è conclusa la fase delle indagini preliminari del procedimento penale aperto dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio nei confronti dell’imprenditore edile e di altri 22 soggetti. L’indagine si è concentrata sull’indebito accesso al bonus facciata e sulla frode fiscale. Gli accertamenti hanno evidenziato pratiche illecite nella cessione del credito dei bonus edilizi, con costi gonfiati e lavori non eseguiti.
L’imprenditore aveva creato un’identità fittizia per eludere il fisco e gestire i suoi affari illecitamente. Viveva in una villa di lusso nonostante dichiarasse di risiedere in un modesto locale interrato. Il suo stile di vita lussuoso e le continue violazioni al codice della strada hanno danneggiato l’economia locale e le imprese oneste.
Il sequestro preventivo ha coinvolto numerosi beni dell’imprenditore, tra cui immobili, autovetture di lusso, gioielli e contanti. La vicenda si è conclusa con la confisca definitiva dei beni e l’acquisizione da parte dell’erario, mettendo fine alle attività illecite dell’imprenditore edile.