Il presunto capo di una banda accusata di frodi milionarie è finito in carcere per una serie di reati finanziari. Ernesto Cipolla, con un passato già segnato da condanne per reati fiscali e bancarotta fraudolenta, è stato accusato di aver truffato lo Stato italiano per ben 14 milioni di euro. I finanzieri hanno dovuto mettere delle microspie sulla sua lussuosa Maserati Ghibli da 150mila euro per poter intercettare le sue conversazioni.
Già in passato, Cipolla era stato indagato per associazione per delinquere, riciclaggio di denaro e autoriciclaggio. Insieme ad altri presunti complici, avrebbe aperto società fittizie, ordinato merce e auto, e poi sparito una volta ricevuto il pagamento. I fondi ottenuti attraverso finanziamenti bancari sono stati rapidamente dilapidati in bonifici verso società legate agli indagati o presunti prestanome all’estero.
La storia di Cipolla ricorda molto da vicino altri casi di frode finanziaria, come quello di Marco Bono di Cadorago, che è riuscito a ottenere un finanziamento di 690mila euro e dilapidarlo in pochi giorni. Con il “gruppo Cipolla”, le cose sono andate ancora peggio, portando alla loro incarcerazione e al sequestro di tutti i beni ottenuti illegalmente.