Un eccezionale ritrovamento di fossili risalenti a 280 milioni di anni fa è stato scoperto nelle vette alpine, grazie alla riduzione della copertura nivo-glaciale causata dal cambiamento climatico. Questi fossili, conservati su lastre di arenaria a grana finissima, mostrano dettagli inimmaginabili della vita e della natura preistorica. Le tracce di dita sottilissime, scie di lunghe code flessuose e increspature di onde sulle rive di antichi laghi sono solo alcune delle meraviglie riportate alla luce.
Il primo reperto è stato scoperto da Claudia Steffensen, un’escursionista di Lover, che ha segnalato la scoperta a Elio Della Ferrera, fotografo naturalista residente a Chiuro. Grazie al lavoro di un team di ricercatori, guidato dal paleontologo Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano, sono state documentate centinaia di tracce fossili sulle pareti verticali delle Alpi Orobie Valtellinesi.
Le tracce fossilizzate appartengono a diverse specie animali, datate al periodo Permiano, precedente all’era dei dinosauri. Questi fossili forniscono preziose informazioni sulla vita e sull’ambiente di quei tempi lontani, aiutando a comprendere meglio l’evoluzione della Terra e i cambiamenti climatici nel corso della storia.
Oltre alle tracce animali, sono stati rinvenuti anche fossili vegetali e interessanti strutture sedimentarie, che permettono di ricostruire dettagliatamente l’ambiente preistorico della zona. L’Università di Pavia si occuperà degli esami sedimentologici e stratigrafici per approfondire la conoscenza di questo eccezionale sito paleontologico.
Il Parco Orobie Valtellinesi e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio sono già attivi nel promuovere e tutelare questa importante scoperta. Il salvataggio dei fossili è stato possibile grazie alla collaborazione di diverse organizzazioni e aziende, che hanno reso possibile il recupero dei reperti tramite elicottero.
Questo nuovo geosito rappresenta una straordinaria risorsa per la scienza e potrebbe diventare un importante caso di studio e di valorizzazione del patrimonio paleontologico. Il Museo di Storia Naturale di Milano e il Parco Orobie Valtellinesi sono già al lavoro per promuovere e valorizzare queste scoperte, offrendo la possibilità di esporre i reperti in spazi espositivi dedicati.
In conclusione, il ritrovamento di questi fossili in Val d’Ambria rappresenta un’opportunità unica per approfondire la conoscenza del passato e trarre insegnamenti importanti per affrontare le sfide ambientali del presente e del futuro.