Il sindaco assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia
Il sindaco di un paese del Varesotto è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie e del figlio. Il pubblico ministero aveva richiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi per anni di angherie verso i familiari, ma il giudice ha ritenuto l’imputato colpevole solo del reato di “abuso dei mezzi di correzione o di disciplina” nei confronti del figlio.
Le pesanti parole rivolte al figlio minore, come “checca”, “frocio” o “finocchio”, hanno portato alla condanna dell’imputato a 8 mesi di pena, con risarcimento e spese processuali per la parte civile. Il difensore ha commentato che questa decisione fa cadere il quadro indiziario proposto dalla Procura.
Nonostante la condanna, l’imputato è da considerarsi innocente fino a prova contraria, e la pena è stata sospesa condizionalmente. Il comportamento dell’imputato dopo la lettura della sentenza è stato biasimato, con parole pesanti rivolte ancora alla ex moglie in aula.
L’avvocato della parte civile ha annunciato che verrà sollecitata l’impugnazione della decisione in appello, ritenendo assurdo che l’ex moglie sia stata costretta a rimanere nove mesi in comunità protetta, mentre l’imputato è stato condannato a otto mesi per un reato diverso da quello contestato. La riservatezza del minore è stata mantenuta per rispetto delle regole deontologiche della professione giornalistica.