Ernesto Barone, un uomo di 54 anni originario di Vibo Valentia ma residente a Legnano, è stato condannato a 11 anni di carcere per il suo presunto coinvolgimento in un sodalizio criminale che avrebbe manipolato fallimenti per danneggiare le aziende e arricchirsi, anche a discapito delle famiglie legate alla ‘ndrangheta. La sentenza è stata emessa oggi, venerdì 7 giugno, dal tribunale di Varese, confermando l’accusa di associazione mafiosa.
Barone era considerato una figura chiave all’interno dell’organizzazione criminale, coinvolto in falsificazioni e casi di bancarotta. Il tribunale ha anche disposto il pagamento di un risarcimento alle parti civili, oltre a una provvisionale di un milione e 600mila euro. Secondo l’accusa, Barone e i suoi complici avrebbero acquisito piccole imprese, svuotandole e causando ingenti danni economici.
Le indagini hanno rivelato che durante la pandemia, il gruppo avrebbe ottenuto prestiti bancari per più di un milione di euro, denaro che non sarebbe stato reinvestito nelle aziende ma destinato a favore delle famiglie collegate alla ‘ndrangheta. Il pubblico ministero ha citato il caso di Vincenzo Rispoli, un noto boss locale, che avrebbe ricevuto regali e denaro per sostenere i membri del clan.
La falsa testimonianza è un’altra delle accuse mosse contro Barone e i suoi complici, che avrebbero approfittato dell’emergenza Covid per ottenere finanziamenti illeciti. Durante le perquisizioni, i finanzieri hanno trovato ingenti somme di denaro contante nelle abitazioni degli indagati. La sentenza di primo grado è stata depositata, e si prevede un ricorso in appello da parte delle difese.