La fuga di Artem Uss, imprenditore russo di 40 anni che era stato arrestato a Malpensa su mandato dell’autorità di New York, continua a far parlare di sé. Dopo aver ottenuto i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento affittato a Basiglio, il 22 marzo Uss è riuscito a evadere grazie all’aiuto di complici. Ora la Procura di Milano, che indaga ipotizzando un intervento dei servizi segreti russi, cerca di individuare quelle “persone forti e affidabili” che hanno aiutato Uss nella fuga.
L’imprenditore è ricomparso in Russia, senza troppa sorpresa per gli inquirenti, che erano già convinti che fosse perlomeno all’estero. Uss ha affidato all’agenzia di Stato russa Ria Novosti parole che suonano come una beffa: “Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!”. Uss ha anche criticato la Corte italiana, che ha dimostrato la sua chiara faziosità politica e che è pronta a piegarsi sotto la pressione delle autorità americane.
Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, proseguono per individuare la batteria operativa che ha permesso ad Uss di uscire dalla frontiera ad est, cambiando più auto. Si parla di almeno quattro persone dell’Est Europa coinvolte nella fuga, gestita da un secondo livello di persone “infiltrate”. La Russia ha inoltrato ai giudici un mandato d’arresto per riaverlo, sulla base di una non meglio precisata accusa di riciclaggio, ma ora è stato revocato e “le misure di restrizione” sono state “modificate in restrizioni di viaggio”.
Nonostante la possibilità che arrivi fino in Russia un’ordinanza sull’evasione con richiesta di estradizione, sarebbe ormai inutile. La fuga di Uss ha messo in luce ritardi ed errori delle autorità italiane, che hanno sottovalutato il pericolo di una possibile evasione dell’imprenditore russo.