Alessandro Impagnatiello, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso per la morte della fidanzata Giulia Tramontano, è stato fermato e posto in custodia cautelare in carcere. I pm di Milano hanno descritto l’uomo come dotato di una “spiccata capacità manipolatoria e ingannatrice”. Nella sua versione dei fatti ci sono numerose incongruenze rispetto alle telecamere di sorveglianza analizzate dagli investigatori, che lo riprendono mentre esce di casa con “due involucri” contenenti “materiale compatibile con un mucchio di vestiti”. Impagnatiello aveva una relazione parallela con un’altra donna, anche lei rimasta incinta di lui ma con gravidanza interrotta, e parlava di Giulia come di una donna “mentalmente instabile” e che aveva manifestato “l’intenzione di uccidersi”. Durante la confessione dell’omicidio della compagna, ha raccontato che la 29enne incinta si sarebbe procurata dei tagli sulle braccia da sola, con il coltello con cui stava cucinando. Ha poi raccontato di averle inflitto “tre o quattro colpi al collo per non farla soffrire” e di aver tentato di dare fuoco al suo corpo. Impagnatiello è stato capace per mesi di mentire a entrambe le donne con cui aveva una relazione. L’ultima immagine di Giulia è stata ripresa da una telecamera di sorveglianza mentre rientrava a casa sabato sera. L’uomo è stato accusato di “crudeltà” nei confronti della vittima.