Il generale dell’Arma Oreste Liporace e l’imprenditore Ennio De Vellis sono finiti al centro di un’indagine per corruzione e turbativa d’asta che ha scosso l’Arma dei Carabinieri. Dopo che il tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso presentato dai difensori, le misure degli arresti domiciliari nei confronti dei due indagati sono state confermate.
Liporace e De Vellis sono accusati di traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti. Secondo le indagini, i due avrebbero favorito gli imprenditori William e Massimiliano Fabbro, che avrebbero ottenuto servizi di pulizia della caserma di Velletri in cambio di tangenti e regali, tra cui borse di lusso, noleggi auto e biglietti per eventi sportivi e culturali.
Liporace avrebbe ricevuto 22mila euro e vari regali in cambio dei favori concessi ai Fabbro, mentre De Vellis ha negato di aver avuto un ruolo negli appalti della caserma e ha respinto le accuse di traffico di influenze illecite. Inoltre, ha minimizzato il suo rapporto con Lorenzo Quinzi, capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture, anch’egli coinvolto in un’indagine per corruzione e turbativa.
L’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, continua a fare luce su presunti appalti truccati e scambi di favori nel mondo dell’imprenditoria e delle istituzioni.

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