La paura è la parola che viene ripetuta più volte da Giulia e Giada, una coppia di donne unite civilmente che hanno appena ottenuto una grande vittoria: il tribunale di Milano ha stabilito che non si può cancellare la registrazione in Comune dell’atto di riconoscimento del loro bambino. Nonostante la gioia per questo traguardo importante, le due donne non si sentono mai al sicuro e temono che possano inventarsi qualsiasi cosa per togliere loro un diritto. Festeggiano con i piedi per terra, ma vogliono dare un messaggio: ce la si può fare.

Giulia e Giada sono unite civilmente a Milano, hanno 31 e 30 anni e nella vita fanno rispettivamente l’impiegata e l’operaia. Il loro tempo libero è dedicato al loro bambino, nato lo scorso novembre dopo un percorso durato un anno e mezzo, la fecondazione eterologa in Spagna, a Barcellona, e la nascita del piccolo in Italia. Assistite dall’avvocato Michele Giarratano, la loro storia è finita davanti ai giudici dopo che la procura ha impugnato anche la loro registrazione, o meglio l’atto che affianca il nome della mamma «intenzionale» a quello della madre «biologica», e che sancisce ufficialmente l’esistenza di due genitori.

Giulia ricorda bene quel giorno di gennaio in cui sono andate a fare la registrazione, un giorno bellissimo, ma anche un semplice atto che per tutte le altre coppie è normale, ma non per loro. La tranquillità è durata solo tre mesi, finché qualcuno non ha suonato al citofono di casa consegnando loro il verbale di impugnazione dell’atto. È stato un momento brutto, le due donne sono state travolte dall’ansia. Giulia è la mamma biologica e la sua paura più grande era che le succedesse qualcosa da un momento all’altro e che Giada sarebbe stata nessuno, soltanto un nome, un qualcuno che disperatamente avrebbe cercato di prendersi cura del bambino, ma nessuno l’avrebbe ascoltata. Ha avuto anche attacchi di panico per questo motivo.

Dopo l’impugnazione dell’atto, le due mamme hanno fatto ricorso, l’obiettivo fondamentale era tutelare il bambino. Altri due mesi di ansie e paure fino alla mattina del 23 giugno, quando il tribunale ha comunicato di aver ritenuto inammissibili i ricorsi nei confronti di tre coppie di mamme, tra cui la loro. L’avvocato Michele Giarratano le ha chiamate, il bambino dormiva ma si è svegliato con il loro urlo di gioia. Sono state commosse e felici, ma hanno anche paura e sono in contatto con le altre famiglie che hanno condiviso gli stessi punti di domanda. Si chiedono se il Comune ripartirà con le registrazioni.

Questo traguardo dà loro tranquillità, anche se è stata dura. Giulia e Giada si fermano un attimo, in sottofondo si sente il bambino: «Ma sì, pian piano troveremo il coraggio di dirlo a gran voce». La loro storia è un esempio di coraggio e determinazione, un messaggio di speranza per tutte le coppie che lottano per i loro diritti.

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