La carenza di ferro è una condizione molto diffusa, soprattutto tra le donne. Questa condizione può manifestarsi con o senza anemia ed è più comune nel Nord Italia, dove può causare cirrosi epatica e altre patologie.

Il ferro è essenziale per il nostro organismo, ma può essere presente in quantità insufficiente, causando anemia, oppure in quantità eccessive, esponendoci ad altri problemi. L’anemia e la carenza di ferro senza anemia sono più diffuse di quanto si pensi: nei Paesi a risorse limitate, interessano fino ai due terzi della popolazione, mentre in Europa si stima che colpisca il 9-11% delle donne in età fertile e il 5-7% di quelle in post menopausa. La percentuale è molto più bassa negli uomini: 1% per coloro che hanno un’età inferiore ai 50 anni e 2-4% per coloro che hanno più di 50 anni. Anche tra gli adolescenti si osserva la stessa differenza tra i due sessi: la carenza di ferro riguarda l’11-33% delle ragazze e il 3,5-13% dei ragazzi.

Il ferro è indispensabile non solo per la formazione dell’emoglobina, che trasporta l’ossigeno ai tessuti, ma anche per la formazione della mioglobina (proteina presente nei muscoli) e dei mitocondri, che contribuiscono alle nostre riserve energetiche. Tra le cause della carenza di ferro ci sono una dieta povera di ferro, ma soprattutto un aumento del fabbisogno, come durante il ciclo mestruale, la gravidanza o la fase di crescita. Inoltre, ci sono anche patologie che comportano perdite croniche di sangue o malattie intestinali che influiscono sull’assorbimento del ferro, come il morbo di Crohn e la celiachia.

I sintomi della carenza di ferro sono molteplici e generici: mal di testa, affaticamento, colorito pallido, fiato corto, fragilità di unghie e capelli, freddo alle mani e ai piedi. La carenza di ferro senza anemia di solito non presenta sintomi, ma può manifestarsi con debolezza muscolare. Il primo rimedio è seguire una corretta alimentazione. Se ciò non è sufficiente, si può ricorrere a farmaci contenenti ferro. Esistono diverse formulazioni orali che si adattano alle caratteristiche di tolleranza di ogni individuo. Nei casi più gravi, si possono somministrare anche per via endovenosa. Naturalmente, è fondamentale indagare sulle cause della carenza di ferro per cercare di eliminarle. Per la diagnosi, l’esame del sangue è fondamentale. Per le donne, si parla di anemia da carenza di ferro se l’emoglobina è inferiore a 12 grammi per decilitro e il quantitativo di ferro (sideremia) è inferiore a 50 microgrammi per decilitro; per gli uomini, se sono inferiori a 13 grammi e 65 microgrammi. È importante anche misurare la ferritina, che rappresenta le nostre riserve di ferro. Il valore ideale per le donne è tra i 20 e i 200 nanogrammi per litro di sangue e per gli uomini tra 30 e 300. Si parla di eccesso di ferro se la ferritina è superiore a 300 negli uomini e a 200 nelle donne.

Se il ferro si accumula nelle nostre cellule, può danneggiarle. Ad esempio, può causare cirrosi epatica e danneggiare anche pancreas, cuore, articolazioni e ghiandole sessuali. È anche una delle cause del diabete. Questa situazione può essere causata da una patologia ereditaria chiamata emocromatosi, abbastanza comune nel Nord Italia, oppure da un’epatopatia, ma anche da un’eccessiva assunzione di ferro. Può anche essere una conseguenza di trasfusioni multiple, come nella talassemia. I disturbi compaiono dopo i 30-40 anni perché l’eccesso di ferro causa danni quando si accumula nei tessuti per un lungo periodo di tempo. Si può sospettare un’eccessiva accumulazione di ferro se la pelle assume un colorito bronzeo, tanto che si parla di “diabete bronzino”. Altri segnali di allarme sono la stanchezza, i dolori articolari, la perdita della libido e un aumento delle dimensioni del fegato. La prevenzione si basa sull’evitare l’alcol e un’eccessiva assunzione di ferro. Il trattamento dell’emocromatosi prevede principalmente salassi. Nel caso della talassemia, si utilizza una terapia farmacologica che facilita l’eliminazione del ferro.

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