La falsa testimonianza è un reato molto grave che può comportare anche la reclusione. Questo è ciò che ha affermato Rossella Ferrazzi, presidente del collegio nel processo che vede come principale imputato l’ex-professore Alfonso Cocciolo dell’istituto Maggiolini di Parabiago. Far perdere la pazienza a un giudice equilibrato è estremamente raro, ma sia l’imputato Cocciolo che uno dei testimoni ci sono riusciti oggi, giovedì 13 luglio. Si tratta di un imprenditore che afferma di soffrire di ansia con amnesia, ma che oggi, sotto pressione del pubblico ministero Ciro Caramore, si è ricordato bene delle date e dei nomi a favore dell’imputato, accusato di aver fatto da tramite per dei prestiti a tasso di usura. Tuttavia, il testimone si è molto confuso sul resto, tanto da rischiare una denuncia per falsa testimonianza. Il testimone ha confessato di essere stato schiavo dei videopoker e che la sua azienda andava male. Ha chiesto diverse volte a Cocciolo di prestargli cifre tra i 1000 e i 3 mila euro che restituiva in base alle vincite che faceva alle macchinette, di solito entro un mese. Dopo diverse contestazioni dei verbali di interrogatorio, il testimone ha ammesso la presenza di interessi che variavano dai 100 ai 200 euro al mese, ma ha sostenuto di non sentirsi strozzato da Cocciolo.
Il pubblico ministero ha contestato almeno 35 discrepanze tra le dichiarazioni del testimone alla Guardia di Finanza di Legnano e quelle fatte oggi in aula. Il testimone ha dichiarato di aver subito pressioni dalla Gdf per fare dichiarazioni contro Cocciolo, pressioni subite durante gli interrogatori da parte del luogotenente della Guardia di Finanza che conduceva le indagini. Ha affermato che il luogotenente lo minacciava, dicendogli che gli avrebbe fatto un male terribile se non avesse ammesso e che gli avrebbe sequestrato la casa.
Durante l’udienza è emerso il tema di documenti falsi con la testimonianza dell’ex-direttrice amministrativa del Maggiolini nel periodo 2016-2017. Ha ammesso di aver creato documenti falsi per giustificare lavori e acquisti fatti da tre ditte con le quali, secondo l’accusa, Cocciolo aveva rapporti. Ha descritto il clima a scuola come molto teso, con tutti che piangevano e avevano paura di Cocciolo che vantava rapporti con la criminalità. La difesa si è concentrata sul fatto che i documenti falsificati riguardavano solo quelle tre aziende, i cui responsabili sono accusati di corruzione, e ha cercato di minare la credibilità della testimone che ha partecipato attivamente alla falsificazione dei documenti. Non è mai stato accertato l’autore della soffiata che ha portato al ritrovamento dei documenti da parte della Guardia di Finanza.