La concessione per la derivazione delle acque del torrente Pioverna è stata revocata alla società “Zecca prefabbricati” di Cosio Valtellino, che aveva ottenuto l’autorizzazione nel 2014 per la costruzione di una mini-centrale idroelettrica a Taceno. La decisione è stata presa a causa del mancato rispetto dei termini di inizio dei lavori e di completamento entro tre anni, come stabilito nell’autorizzazione. Inoltre, è stato revocato anche il vincolo preordinato all’esproprio dei terreni interessati dalle opere, autorizzato precedentemente dalla Provincia.
La revoca della concessione è stata accolta con sollievo dai Comuni di Cortenova e Taceno, che si erano opposti alla realizzazione della centrale. Il Comune di Cortenova sarebbe stato interessato dal prelievo dell’acqua, nella zona della struttura polifunzionale di Bindo, vicino alla cosiddetta “Bindo beach”, mentre Taceno avrebbe ospitato la centrale in località Carreggiata. Anche la Fipsas (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee) si era schierata a difesa dell’ambiente e della fauna ittica, poiché nel tratto interessato dalle opere si svolgono numerose gare di pesca alla trota.
La società “Zecca prefabbricati” avrebbe prelevato l’acqua a Cortenova per convogliarla, tramite una condotta forzata, alla centrale di Taceno. La società Idra di Premana era originariamente titolare della concessione, ottenuta nel 2009, ma l’aveva poi venduta a Zecca. Il progetto prevedeva la derivazione dell’acqua a Bindo, a quota 440 metri, e la costruzione di vasche sghiaiatrice, desabbiatrice e di carico sulla sponda destra del torrente.
La condotta forzata in calcestruzzo armato, del diametro esterno di tre metri, avrebbe raggiunto l’edificio della centrale a Taceno, a quota 422 metri, dopo un chilometro e mezzo lungo la sponda del torrente. L’energia prodotta sarebbe stata immessa nella rete elettrica tramite una linea a media tensione collegata a una cabina elettrica esistente.
In conclusione, la revoca della concessione per la mini-centrale idroelettrica a Taceno ha portato sollievo ai Comuni e alla Fipsas, che si erano opposti alla realizzazione dell’opera. La decisione è stata presa a causa del mancato rispetto dei termini previsti nell’autorizzazione e ha comportato la perdita del vincolo preordinato all’esproprio dei terreni interessati.