Il caso del capannista bresciano eletto a Milano con Fratelli d’Italia ha suscitato un clima di persecuzione. Secondo lui, troppi cacciatori irreprensibili vengono sanzionati ingiustamente. In particolare, gli anellini identificativi dei richiami vivi sono spesso causa di denunce per manomissione.
Non è la prima volta che si verifica una situazione del genere. Nel precedente mandato elettorale, i carabinieri forestali avevano contestato i sigilli apposti alle zampe di alcuni uccelli da Floriano Massardi, consigliere regionale leghista e portavoce dei cacciatori. Questa volta è stato Carlo Bravo, un altro capannista bresciano eletto a Milano con Fratelli d’Italia, a essere protagonista di una denuncia per manomissione di sigilli. Gli anellini apposti sui tarsi dei suoi tordi esposti in un capanno a Pozzolengo non hanno convinto i carabinieri forestali del reparto specializzato Soarda.
Il consigliere Bravo conferma la denuncia, ipotizzando la modifica dei sigilli per poterli sistemare su esemplari diversi da quelli ai quali erano destinati. Non fornisce dettagli sulla location dell’appostamento teatro del controllo venatorio, ma commenta l’episodio sottolineando un quadro persecutorio della categoria. Afferma che sta succedendo la stessa cosa a molte persone, che si ritrovano accusate di reato penale nonostante non abbiano mai ricevuto sanzioni. Bravo afferma di aver lavorato per cambiare la gestione degli anellini dei richiami vivi al fine di poter continuare ad andare a caccia.
Carlo Bravo ha effettivamente svolto molto lavoro per difendere gli interessi della categoria dei cacciatori. Ha recentemente incontrato il ministro Francesco Lollobrigida, altro sostenitore del mondo venatorio. Non è un segreto che Bravo e altri esponenti di questo mondo, prima e dopo il loro impegno elettorale, abbiano esercitato pressioni per ridurre i controlli dei militari del Soarda. Quest’anno, l’Operazione pettirosso ha portato a denunciare decine di persone per abbattimento di specie protette, uso di anellini falsificati su richiami vivi di cattura illegale, impiego di richiami elettroacustici e trappolaggio.
Nel bilancio delle operazioni dei giorni scorsi c’è stato anche un arresto per il possesso di un fucile da caccia illegale, e molte delle denunce sono state a carico dei cacciatori. Tornando a Bravo, è stato sponsor e coprotagonista di modifiche alla legge regionale sulla caccia che sembrano ignorare le contestazioni della Commissione europea riguardo l’aggiramento delle direttive sulla tutela degli animali selvatici e la repressione del bracconaggio e del traffico illegale di avifauna.
In conclusione, il caso del capannista bresciano eletto a Milano ha sollevato diverse questioni riguardo alle sanzioni e ai controlli nel mondo della caccia. Sembra esserci una discrepanza tra la percezione dei cacciatori e l’azione dei carabinieri forestali. Sarà interessante vedere come si svilupperanno le indagini e se ci saranno conseguenze per gli accusati.