Il processo per corruzione nel carcere di Busto Arsizio continua con nuove richieste da parte della Procura Generale di Milano. L’accusa chiede una condanna a 4 anni e 6 mesi per Dino Lo Presti, sovrintendente della polizia penitenziaria di Busto, considerato il vertice di un sistema di corruttela interno al carcere.

La difesa di Lo Presti ha dimostrato di essere efficace, portando alla riduzione dei capi di imputazione contestati agli indagati. Inizialmente erano 15, ma grazie all’intervento del Riesame e della Cassazione sono stati ridotti di un terzo, rimanendone solo 5. Il Tribunale di Busto Arsizio ha poi riconosciuto solo uno di questi capi, assolvendo i coimputati Giuliano Ronga e Giovanni Marchetta.

Oggi, durante l’appello, i difensori hanno nuovamente chiesto l’assoluzione. Per Lo Presti, il Tribunale di Busto ha rinviato gli atti in Procura per nuove indagini, riqualificando il capo di imputazione da istigazione alla corruzione a traffico di influenze. La difesa, che si esprimerà il prossimo 27 febbraio, potrebbe richiedere la derubricazione del capo di imputazione da traffico di influenze a truffa, chiedendo l’assoluzione in quanto manca una querela.

Inoltre, la difesa ha sottolineato le precarie condizioni di salute di Lo Presti, affermando che non sia compatibile con la detenzione. Sarà compito dell’avvocato Cramis difendere il suo assistito e cercare di ottenere un’assoluzione per lui. La parola passa ora alla difesa, che avrà l’opportunità di esporre le sue argomentazioni.

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