L’uso della mascherina come dispositivo di protezione individuale durante la pandemia ha portato a un curioso caso giudiziario in Italia. Un uomo di cinquantasette anni di Bollate è stato condannato per rapina aggravata, in parte a causa dell’uso della mascherina per evitare di essere riconosciuto dalle telecamere di sorveglianza.

La sentenza è stata emessa dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dall’uomo. La motivazione della sentenza non specifica i dettagli del crimine, ma si presume che sia avvenuto durante i mesi più critici dell’emergenza Covid-19, quando l’uso della mascherina era obbligatorio in luoghi affollati o chiusi.

In passato, i rapinatori si travestivano con sciarpe, passamontagna o scaldacollo per nascondere la propria identità. Tuttavia, l’uso delle mascherine ha reso più facile per i criminali nascondere le loro intenzioni fino all’ultimo momento. In questo caso, l’uomo è stato anche accusato di travisamento, che è un’aggravante del reato di rapina.

La sentenza di condanna è stata confermata sia in primo grado che in appello, e ora anche in Cassazione. L’avvocato dell’uomo aveva presentato ricorso, sostenendo che l’uso della mascherina durante l’emergenza Covid-19 avrebbe dovuto essere considerato come una circostanza attenuante. Tuttavia, la Corte Suprema ha respinto questa argomentazione, affermando che l’uso della mascherina è funzionale per nascondere l’identità del rapinatore e rende difficile il riconoscimento del colpevole.

Quindi, l’uomo è stato condannato definitivamente e dovrà pagare le spese processuali. Questo caso insolito dimostra come la pandemia abbia influenzato anche il mondo della criminalità, con i rapinatori che si sono adattati alle nuove norme per evitare di essere scoperti.

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