Il giorno successivo al grave crollo a Tremosine, le associazioni ambientaliste hanno criticato duramente la ciclovia del Garda. Quanto accaduto non può essere ignorato, afferma il Coordinamento interregionale per la tutela del Garda, che comprende numerose organizzazioni tra cui Legambiente e WWF. La frana è avvenuta in condizioni atmosferiche normali e quindi deve far riflettere coloro che sono responsabili del progetto della ciclovia del Garda nell’alto lago, caratterizzato da spettacolari pareti di roccia. Poiché l’infrastruttura ciclabile dovrebbe essere costruita principalmente lungo la strada 45bis o in aggetto sulla roccia (con una sporgenza di 5 metri), i futuri utenti sarebbero esposti a un elevato e inevitabile pericolo di crolli o frane.
Le associazioni ambientaliste sottolineano quindi i rischi di questo progetto. Secondo loro, l’alternativa più sicura è la navigazione in battello, poiché le opere di difesa possono solo mitigare il rischio, non eliminarlo. Inoltre, secondo i comitati, il progetto della ciclovia è in contrasto con il piano urbanistico provinciale poiché aumenta il carico antropico sulla Gardesana in una zona ad alto rischio geologico.
Visto il peggioramento delle condizioni climatiche, le associazioni chiedono a Trentino, Veneto e Lombardia di decidere finalmente che la ciclovia del Garda nella parte settentrionale è irrealizzabile. Chiedono alla Provincia di Trento di sospendere immediatamente la costruzione del tratto “Unità Funzionale 3.1” (98 metri al costo di 2,6 milioni di euro!), la restante progettazione della ciclovia (UF 3 e UF 2) in aggetto e a tutte le istituzioni coinvolte di optare per l’alternativa via d’acqua, investendo denaro pubblico in un servizio alternativo di qualità e sostenibile, rendendolo vantaggioso e accessibile a tutti, offrendo ai turisti la possibilità di godere della bellezza del nostro territorio senza correre rischi.
Da parte sua, il sindaco di Tremosine Battista Girardi non ha mai nascosto la sua opposizione a un progetto che prevede la realizzazione di una pista ciclabile ai piedi di versanti estremamente fragili e pericolosi. “Sì alla ciclovia”, ha sempre dichiarato, “ma non alle forzature. Bisogna tenere conto dei rischi geologici. Forse per il tratto Gargnano-Limone sarebbe più opportuno pensare a una metropolitana d’acqua al servizio del cicloturismo”.