Sabato 30 dicembre 2023, tre malviventi di nazionalità georgiana sono stati arrestati dai carabinieri nella via Carloni a Como. Il colpo è avvenuto nel cuore della notte.
Uno dei malviventi, Dato Skhabuliani, frequenta l’Italia da circa dodici anni, da quando aveva 27 anni. Durante questo periodo ha già collezionato arresti e denunce per furti in abitazione. Oggi, appena festeggiati i suoi 38 anni, è nuovamente protagonista delle cronache per aver svaligiato una casa nella zona di Como Borghi insieme a due complici. Tutti e tre sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo radiomobile mentre stavano mettendo a soqquadro l’appartamento di una famiglia che era assente per le vacanze di Natale.
I complici, Beka Simsive, 30 anni, e Davit Tchelidze, 39 anni, sono anch’essi georgiani. Simsive è in Italia dal 2019 ed è stato controllato in diverse occasioni, trovato anche in possesso di grimaldelli. Tchelidze, invece, è alla sua prima volta nella banca dati delle forze di polizia.
A permettere ai carabinieri di cogliere i tre sul fatto e arrestarli è stata una vicina di casa dei derubati. Ha sentito dei rumori provenire dall’appartamento accanto e, sapendo che i residenti erano via, si è insospettita. Invece di limitarsi a postare sui social il solito annuncio “stanno rubando a casa dei vicini”, la donna ha pensato che fosse più utile prendere il telefono e chiamare il 112. In questo modo ha permesso ai carabinieri di affacciarsi alla porta di casa mentre i ladri erano ancora all’interno. I malviventi avevano aperto tutti i cassetti, svuotato gli armadi e messo la camera da letto in disordine. Avevano iniziato ad accumulare la refurtiva, soprattutto contanti e qualche gioiello, quando si erano attardati nella ricerca di una cassaforte. Per entrare, i ladri avevano forzato la serratura senza troppe difficoltà. I carabinieri del nucleo radiomobile, insieme ai colleghi della stazione di Cernobbio, hanno arrestato tutti e li hanno portati in una cella di sicurezza del comando provinciale di Como.
I tre ladri sono comparsi in Tribunale ieri mattina per il processo per direttissima. Uno di loro era alto e completamente pelato, con uno sguardo truce. Gli altri due avevano i capelli neri, una pancia simile a quella di Babbo Natale in missione e lo sguardo basso di chi finge di essere pentito. Tutti e tre hanno nominato un avvocato di fiducia del foro di Roma, che è stato sostituito da un avvocato d’ufficio. Il legale ha chiesto i termini a difesa, ovvero non ha presentato alcuna proposta di patteggiamento né ha voluto affrontare il processo, limitandosi a chiedere la scarcerazione dei tre in attesa di una nuova udienza. Tuttavia, il giudice non ha voluto sentire ragioni. Alla vista delle foto del disastro compiuto all’interno della casa e del curriculum di almeno due dei tre malviventi, ha deciso di mantenere tutti e tre in custodia in carcere in attesa del processo che si terrà il 3 gennaio prossimo. I tre non hanno preso bene questa decisione, poiché erano convinti di poter tornare subito in libertà, basandosi sul fatto che per uno di loro, Dato Skhabuliani, era sempre andata così: qualche ora in cella di sicurezza, processo per direttissima, patteggiamento e via. Ma ieri le cose sono andate diversamente.