Un caso di truffa medica è stato portato alla luce dal Tribunale di Milano, che ha condannato in primo grado due medici per truffa e li ha assolti dall’accusa di lesioni. I due medici, il chirurgo plastico Marilena Pizzuto e il marito Santo Gentilcore, sono stati condannati a due anni e mezzo di reclusione e a pagare un risarcimento record di quasi tre milioni di euro all’imprenditrice ucraina Oksana Moroz. La donna, che aveva fatto fortuna in Ucraina grazie al real estate e al commercio di abbigliamento di lusso made in Italy, era venuta a Milano per curare alcuni problemi muscolari. Secondo le accuse, avrebbe versato ai due medici circa quattro milioni di euro per farmaci venduti a costi esorbitanti, convinta di essere affetta da sclerodermia, una grave malattia caratterizzata da ispessimento della pelle. In realtà, la malattia non c’era e i medicinali chiamati “Dna webs” erano realizzati con un cocktail di prodotti acquistati in farmacia come collagene, vitamine, minerali e antiossidanti. La donna una volta al mese volava a Milano per le cure e anche durante i pernottamenti a Palazzo Parigi le venivano fatte assumere via flebo sostanze. Gli interventi duravano oltre 7 ore, che la paziente trascorreva addormentata, sotto anestesia totale.

Il raggiro è venuto alla luce quando la donna ha deciso di rivolgersi a un altro medico in Ucraina, che ha verificato che la paziente non era affatto malata di sclerodermia. Dalla sua denuncia è scaturita l’inchiesta, coordinata dalla pm Maria Letizia Mocciaro. La donna ha intenzione di devolvere il risarcimento record ai bimbi rimasti orfani in Ucraina attraverso la sua fondazione che sostiene 50 orfanotrofi anche nella zona di Bucha, teatro di uno dei massacri provocati dall’invasione russa. Il legale dell’imprenditrice ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza e ha dichiarato che anche la sua parcella sarà devoluta agli orfani di guerra. I due medici, difesi dall’avvocato Marco Sizzi, hanno sempre respinto le accuse e hanno annunciato la loro intenzione di valutare un ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza.

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