Il 13 agosto 2019, a Bergamo, è avvenuto un incendio nella stanza della Torre del reparto di Psichiatria del Papa Giovanni XXIII, in cui si trovava Elena Casetto, una giovane di 19 anni. L’ispettore Foggetti del Nia regionale ha formulato un’ipotesi sulla causa dell’incendio: la ragazza avrebbe utilizzato un accendino per liberarsi dei lacci di contenzione a letto. Durante l’udienza al processo che deve far luce sulla morte della 19enne, sono stati presentati gli imputati, Alessandro Boccamino ed Eugenio Gallifuoco, addetti alla sicurezza, che lavoravano per una società di Udine che gestiva il servizio antincendio in ospedale. Devono rispondere di incendio e omicidio colposo. La relazione conclusiva del Nia ha stabilito che l’innesco è partito dal letto dove si trovava Elena Casetto. Nonostante la presenza di materassi e cuscini a norma, la stanza si è riempita di fiamme e fumo in breve tempo. La giovane è morta a causa delle ustioni e delle inalazioni di fumo in meno di 4 minuti. La situazione al piano di Psichiatria era grave e l’arrivo della squadra dei vigili del fuoco è avvenuto venti minuti dopo l’allarme. Il pm ha chiesto all’ispettore se con un estintore si poteva spegnere il rogo, ma l’ispettore ha risposto che sarebbe stato possibile solo con le dovute protezioni, e che Elena è morta tra le fiamme.

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