Fanghi tossici nei campi: cittadini e associazioni parti civili al processo

La Wte, un’azienda bresciana specializzata in fanghi fertilizzanti, è in amministrazione giudiziaria da due anni, quando i carabinieri forestali hanno apposto i sigilli agli impianti di Calvisano, Quinzano d’Oglio e Calcinato. La procura sospetta che tra il 2018 e il 2019 abbia sversato montagne di sostanze tossiche nei campi di mezzo nord Italia. Ieri è arrivato il momento dell’udienza preliminare per il titolare, Giuseppe Giustacchini, e altri 21 imputati. Al gup, Christian Colombo, è arrivata una raffica di richieste di costituzione di parte civile, dall’ente Provincia di Brescia a una serie di comuni, tra cui Manerbio, Remedello, Dello, Offlaga, Bedizzole, Roccafranca, Calcinato, Lonato. E ancora, vogliono costituirsi contro la Wte due cittadini di Calcinato, marito e moglie, e vari comitati e associazioni ambientaliste.

L’inchiesta avrebbe individuato come area del presunto sversamento dei fanghi tossici tremila ettari di campagna in 78 comuni tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Videoriprese ad opera dei carbinieri forestali e intercettazioni avrebbero accertato lo spargimento di 150mila tonnellate di materiale contaminato da metalli pesanti e idrocarburi. Stando alla prospettazione accusatoria, la Wte, ottenendo in cambio lauti compensi, ritirava fanghi prodotti da vari impianti di depurazione delle acque reflue urbane e industriali. Scarti che l’azienda avrebbe dovuto igienizzare e trasformare in fertilizzante da distribuire appunto nei campi. Ma per gli inquirenti l’operazione non solo non veniva eseguita, ma la società addirittura avrebbe infarcito i rifiuti di altri veleni. Di acido solforico, per citarne uno, derivante da batterie usate. Il tutto classificando le scorie come regolarmente trattate.

Il Ministero e la Regione Lombardia sono i grandi assenti nel procedimento, uno dei più importanti degli ultimi anni d’ambito ambientale. Eppure, il rischio che le sostanze tossiche si diffondano ulteriormente nel territorio dovrebbe preoccupare tutte le istituzioni pubbliche. Il processo è ancora in corso e non si sa quale sarà l’esito finale, ma è importante che i cittadini e le associazioni ambientaliste siano parte civile per avere voce in capitolo e per far emergere la verità su un fatto così grave. La salute dell’ambiente e delle persone che lo abitano deve essere la priorità di tutti.

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