Un ragazzo di 28 anni, tossicodipendente e con problemi psichiatrici, è stato assolto dal giudice per l’udienza preliminare di Varese. Lui era accusato di aver maltrattato i famigliari e di ricettazione, ma una perizia ha confermato la sua incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Il giudice ha disposto la misura di sicurezza della “libertà vigilata con domicilio presso comunità”, ma non si è trovata una comunità adatta per seguirlo. Quindi il ragazzo rimarrà in carcere nonostante sia stato assolto.
Il giovane, originario del Marocco, è arrivato in Italia a seguito del ricongiungimento familiare col padre nel 2008. Il ragazzo soffre di una forte nostalgia del suo paese e si è avvicinato alle sostanze già dall’età di 12 anni. I primi disturbi si sono manifestati con precedenti di polizia e intemperanze. Poi, sono emersi i gravi episodi contestati: percosse e minacce rivolte ai familiari, lesioni gravi nei confronti del padre colpito alla testa, e la denuncia dei familiari per maltrattamenti in famiglia. Inoltre, è stata trovata una pistola Luger calibro 22 con matricola abrasa.
Il giovane è stato portato in pronto soccorso e da lì alla psichiatria di Cittiglio. È stato eseguita una perizia psichiatrica che ha confermato la sua incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Purtroppo, non si sono trovate strutture adatte per curare e assistere il ragazzo. Sono state interpellate una quindicina di strutture fra Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, ma senza esito.
L’avvocato del giovane ha dichiarato che la “doppia diagnosi” di cui soffre il suo cliente rende difficile se non impossibile da parte del sistema sanitario nazionale l’individuazione della struttura adatta per curarlo e dare esecuzione alla decisione del giudice. Siamo di fronte ad un caso emblematico di una persona assolta per i reati che gli venivano contestati ma che rimane in carcere poiché non vi sono strutture per seguirlo.
I soggetti interpellati hanno tutti risposto sostanzialmente tre ostacoli all’accoglienza: o non operano con persone colpite da misure di sicurezza, o non hanno personale adeguato per gestire la “doppia diagnosi“, o accampano difficoltà legate a problematiche ambientali.
In conclusione, si tratta di una situazione delicata e complessa che richiede una soluzione urgente e adeguata per garantire il benessere del ragazzo e della sua famiglia.