Le confessioni non sono una prova regina e, secondo un pool di 12 professori universitari, quelle di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per la strage di Erba, sono false e infarcite di errori e discrepanze. Questi esperti, di rilievo a livello internazionale nei settori della psicologia, psichiatria e neurologia, hanno analizzato le confessioni della coppia, che sono state considerate una prova fondamentale per la loro condanna. Tuttavia, secondo gli esperti, le confessioni sono false e sono il risultato di tecniche d’interrogatorio che possono provocare false confessioni.
In particolare, gli esperti sottolineano come recenti studi scientifici abbiano dimostrato che il 25% delle persone (condannate e assolte in revisione, con la prova del DNA) ha falsamente confessato. Inoltre, l’analisi delle confessioni della coppia mostra che sono piene di errori e discrepanze, e mancano degli indicatori di ricordi sensoriali e percettivi che caratterizzano la narrazione genuina.
Gli esperti hanno anche sottolineato che la progettazione della strage e dell’alibi è incompatibile con l’assetto psichico dei due condannati, connotato da importanti vulnerabilità. Inoltre, la narrazione sulla dinamica dell’omicidio della vicina di casa Valeria Cherubini è incontrovertibilmente falsa. La Cherubini aveva ricevuto una coltellata che aveva provocato una lesione allo psoas, un muscolo che se leso impedisce a una persona la salita delle scale. Inoltre, aveva riportato lesioni craniche tali da provocare una grave lesione encefalica, il che rende impossibile la salita di due rampe di scale. Questi fatti smentiscono le rivelazioni dei condannati, dimostrando che raccontano qualcosa che non avrebbero vissuto.
In conclusione, gli elementi rendono impossibile la valutazione delle confessioni come genuine, visto che risultano accertate deficienze cognitive e psicopatologiche atte a menomare la sfera psichica e quindi a ridurre la capacità di critica e di resistenza a influenzamenti esterni. Le confessioni possono essere considerate false confessioni acquiescenti, ovvero quelle nelle quali i sospettati confessano un crimine non commesso a seguito di una vulnerabilità psicologica di base combinata a tecniche d’interrogatorio che oggi sappiamo essere a rischio di provocare false confessioni e per questo fortemente censurate dalle linee guida investigative internazionali attuali.