La storia di Adriano Sofri e dei fratelli Maurizio e Stefano è una di quelle che lasciano il segno. In galera, una notte, Sofri si sentì morire a causa di un problema all’esofago. Senza forze per chiamare aiuto, bussò con la mano contro la parete della cella. Fu allora che i fratelli Maurizio e Stefano, con cui aveva condiviso la detenzione per anni, lo sentirono e si precipitarono ad aiutarlo. Nonostante fossero in condizioni di lavoro fuori cella, si misero a gridare e battere contro le pareti fino a far intervenire qualcuno. Sofri fu portato d’urgenza in ospedale dove fu operato.

Con il passare del tempo, Sofri si sentì sempre più in debito con i due fratelli che gli avevano salvato la vita. Marco Pannella, che frequentava spesso la prigione, non mancava di prenderlo in giro per la sua renitenza alla vita pubblica e per il fatto che in quel momento di estrema difficoltà, Sofri aveva bussato alla parete per chiedere aiuto.

Anni dopo, Stefano morì dopo una lunga malattia. Maurizio raccontò a Sofri che il fratello si era dedicato con abnegazione totale alla cura di un altro fratello malato e che, dopo la sua morte, aveva lasciato la prigione senza voler più avere a che fare con i muri delle celle.

La storia di Sofri e dei fratelli Maurizio e Stefano è un esempio di solidarietà e di amicizia che va oltre le barriere della prigione. È una testimonianza della capacità umana di superare le difficoltà insieme e di aiutarsi a vicenda. La morte di Stefano è un triste epilogo di questa storia, ma il ricordo della sua generosità e del suo coraggio resterà sempre vivo.

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