Gli odori sono alleati della memoria, evocano ricordi di gioventù, segnalano pericoli e portano con sé una miriade di emozioni. Sabato mattina, ho deciso di fare un giretto in bicicletta per la città e ho avuto modo di apprezzare i profumi che essa mi offriva. La città al mattino presto è ancora poco trafficata e i gas di scarico delle macchine sono scarsi, il che consente al naso di apprezzare essenze insolite e inattese.

Mentre pedalavo, mi sono accorto dei vari profumi che la città mi offriva. Via Carrobbio mi ha regalato un misto di straccio bagnato e smacchia pavimenti, seguito dall’inconfondibile profumo del pane fresco del forno Pigionatti. Poi, pedalando verso la Motta, l’aria si è ammorbata di aliti fognari, ma poco dopo sono stato ripagato dal profumo della semola calda del fornaio Dinoia.

Proseguendo il mio giro, ho percepito l’alito dei fiori di ippocastano, il gelsomino e il caprifoglio, uno dei più soavi profumi floreali che l’universo conosca. La città mi parlava attraverso i sudori del suo corpo, e non smettevo di percepire la complessità degli aromi.

Arrivato in via Dandolo, l’odore della carta dei quotidiani fresca d’inchiostro mi ha fatto tornare indietro nel tempo, ai tempi in cui si apriva un libro nuovo e si odorava a lungo. Poi, all’incrocio di viale Milano con via Morosini, ho sentito una forte zaffata di profumo non so se francese, seguita dal fantastico sentore di caffè che sbuca dal bar Regina.

Infine, al mio rientro, l’odore delle gomme della mia bicicletta, cambiate da poco, mi ha riportato alla mia infanzia, quando andavo dal ciclista Rusconi a far cambiare il filo del freno o la camera d’aria.

Gli odori sono alleati della memoria, e sono felice di aver potuto apprezzare i profumi che la mia città mi ha offerto durante il mio giro in bicicletta.

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