Jaime Moises Rodriguez Diaz, ex manager di origine messicana per una multinazionale, è stato condannato in primo grado a 27 anni di reclusione per aver ucciso la moglie e per aver tentato di uccidere uno dei tre figli. Ora, in seguito ad un avviso di chiusura delle indagini, è indagato per abusi sessuali commessi sulla figlia in Messico, da quando la bimba aveva 10 anni. La figlia si è suicidata lo scorso 8 dicembre, all’età di 15 anni.

Tutti e tre i figli della coppia avevano descritto il padre come “un uomo violento e pericoloso”. Le violenze e i maltrattamenti, avevano raccontato i figli, erano iniziate quando la famiglia viveva ancora in Messico. La famiglia si era trasferita in Italia circa 7 mesi prima dell’aggressione dell’uomo nei confronti della moglie e del figlio.

Il 15 novembre scorso, Rodriguez Diaz era stato condannato a 27 anni di reclusione per l’omicidio della moglie e per il tentato omicidio del figlio. La Corte d’Assise di Milano gli aveva concesso le attenuanti generiche per il suo “stato emotivo”. Gli stati emotivi o passionali, pur non escludendo né diminuendo l’imputabilità, possono essere considerati dal giudice ai fini della concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Ora per l’uomo si profila un nuovo processo per i presunti abusi sessuali commessi sulla figlia. La Corte ha chiarito che gli stati emotivi o passionali possono influire sulla misura della responsabilità penale. Questa vicenda è terribile e fa riflettere sulla necessità di combattere la violenza domestica e di tutelare i minori dalle violenze sessuali.

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