La pena per l’omicidio di Valentina Di Mauro non può essere ridotta al minimo previsto per questo reato a causa dell’estrema gravità dell’accaduto. La ragazza è morta dopo aver sofferto gratuitamente, rendendosi conto di ciò che l’attendeva. Tuttavia, i giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Como hanno ritenuto che l’azione omicidiaria fosse espressione della malattia di cui soffriva l’imputato, che è stato dichiarato seminfermo mentale da un perito. Questo vizio è stato ritenuto incompatibile con l’aggravante della crudeltà invocata dalle parti civili a causa delle 58 coltellate inferte, di cui almeno 8 mortali. Questa è la sintesi delle motivazioni della sentenza di condanna a 22 anni di reclusione per Marco Campanaro, il compagno della giovane vittima. I giudici hanno anche criticato il servizio sanitario nazionale, il quale ha contribuito verosimilmente al verificarsi del tragico evento a causa delle sue disfunzioni. Campanaro si era rivolto al servizio sanitario nazionale non appena aveva avvertito segnali di problemi psicologici, ma non ha ricevuto l’aiuto necessario. Dopo aver contattato il medico di base e il centro competente per le problematiche psichiatriche, Valentina e Marco avevano deciso di posticipare tutto a dopo le ferie, ma la mattina del 25 luglio è avvenuto il delitto. La ragazza è stata uccisa con coltellate inferte da Marco. Valentina era stata quella che aveva cercato un supporto psichiatrico o psicologico per Campanaro e aveva dimostrato fino all’ultimo un forte sentimento di amore per lui. La difesa dell’uomo sta valutando un eventuale ricorso in secondo grado.

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