La piramide verde in Città Alta continua a ricevere solo critiche dai visitatori. Tuttavia, il vero problema rimane la sua collocazione.

L’installazione paesaggistica, recentemente posizionata in Piazza Vecchia, è stata fortemente criticata dal sottosegretario alla Cultura, che l’ha definita un “catafalco” lugubre. Anche il sovrintendente ai Beni culturali ed artistici ha espresso critiche negative, e varie opinioni più o meno esperte sono state riportate sui giornali locali. Per capire l’impatto sociale dell’opera, ho deciso di passare un’ora tra le persone che la “ammirano”, come ho fatto domenica mattina.

Tuttavia, non basta suscitare discussioni. Non credo che il fatto che l’opera “faccia parlare di sé” sia automaticamente un segno di positività. Questa è una visione tipica dei produttori televisivi che valutano la qualità dei programmi in base all’audience che attirano, o alle eventuali ripercussioni sui media. Ma è evidente che anche un bidone dell’immondizia collocato di fronte alla cappella Colleoni susciterebbe ancora più discussioni…

Per essere onesti, è necessario valutare i commenti che si sentono nei pressi del monumento. In questo senso, devo ammettere che le reazioni che ho ascoltato tendono a riprodurre l’esclamazione del ragionier Fantozzi alla fine della proiezione della “Corazzata Potemkin”. Anche quando i giudizi sono meno categorici e distruttivi, non ho sentito nessun visitatore che avesse compreso il messaggio, dichiarato dal progettista e avallato dall’amministrazione comunale, che invitava a “superare il mero dato estetico” per affrontare il dramma dei cambiamenti climatici o promuovere il riciclo dei materiali utilizzati.

Ma indipendentemente dalla distruzione della fontana del Contarini, il vero problema rimane la collocazione in Piazza Vecchia. Questo spazio dovrebbe essere considerato come un luogo storico e culturale, insieme alla piazzetta del Duomo, dove nessuno oserebbe installare nulla, nemmeno per un giorno. Senza proporre soluzioni irrealizzabili (come piazza Daste e Spalenga, ad esempio, o i nuovi spazi “inclusivi, partecipativi, socializzanti, eccetera eccetera” offerti dalle grandi opere in corso di realizzazione), osservo che, soprattutto dopo la recente “riqualificazione”, il centro della città bassa è una grande piazza di pietra che, dopo l’estate, potrebbe essere utilizzata per esperimenti paesaggistici vari, non fine a se stessi come avviene in Piazza Vecchia, ma capaci di suggerire un’applicazione concreta e stabile.

Dalla teoria alla pratica: sarebbe un grande passo avanti, con la tranquillità derivante dalla provvisorietà delle soluzioni tentate. Se qualcosa meritasse, potrebbe rimanere come ornamento della città, con tanto di targa riconoscente.

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