Piazza della Loggia: una svolta dopo 50 anni. Zorzi accusato di essere l’esecutore della strage

Nel 2024 si celebrerà il cinquantesimo anniversario di uno degli attentati più sanguinosi degli anni di piombo: la strage di piazza della Loggia, avvenuta il 28 maggio 1974 nel cuore di Brescia. Dopo quasi metà secolo, le indagini potrebbero seguire un nuovo corso e giungere alla condanna dell’esecutore materiale dell’attentato. Roberto Zorzi, un tempo militante appartenente alla formazione neofascista “Anno Zero”, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di essere stato colui che ha posizionato l’ordigno che ha causato la morte di otto persone e il ferimento di 102.

Nel nuovo filone d’inchiesta, anche il nome di Marco Toffaloni, vecchio militante di estrema destra, è finito nel registro degli indagati con la stessa accusa rivolta a Zorzi. Nel caso di Toffaloni, la decisione spetterà al Tribunale dei Minori di Brescia, dato che all’epoca dei fatti era un sedicenne.

Zorzi, attualmente residente negli Stati Uniti, dove ha aperto un allevamento di cani dobermann chiamato “Il Littorio”, non era presente in aula al momento della decisione del giudice. Tuttavia, erano presenti i suoi avvocati.

La strage di piazza della Loggia, avvenuta in uno dei luoghi più frequentati di Brescia, è stata definita un attentato di matrice neofascista. I terroristi fecero esplodere una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti, proprio durante una manifestazione contro il terrorismo nero. Il corteo era stato organizzato dai sindacati e dal Comitato antifascista, con la presenza del sindacalista della Cisl, Franco Castrezzati, e dell’esponente del Partito Comunista Italiano, Adelio Terrarolli. Alle 10.12 esplose la bomba, causando la morte immediata di tre persone, mentre altre tre morirono durante il trasporto in ospedale. Due feriti, gravemente colpiti, morirono dopo ore di agonia. La camera ardente di sei delle otto vittime venne allestita nel salone Vanvitelliano del municipio. Il funerale si tenne nella stessa Piazza della Loggia, alla presenza del capo dello Stato, Giovanni Leone, del presidente del Consiglio, Mariano Rumor, e dei principali segretari dei partiti dell’epoca.

Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, sono stati riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo. Tra i nomi più importanti dei condannati, quello di Carlo Maria Maggi, leader dell’organizzazione neofascista nel Triveneto, e Maurizio Tramonte, ex collaboratore dei servizi segreti. Dopo la condanna definitiva della Cassazione, Tramonte ha cercato di fuggire in Portogallo, ma è stato estradato in Italia. Il procuratore di Brescia, Silvio Bonfigli, si è detto molto soddisfatto del rinvio a giudizio di Zorzi e ha dichiarato che porteranno in tribunale prove solide.

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