Dopo gli eventi meteorologici che hanno colpito la Regione Lombardia, in particolare il sistema idraulico del Seveso e del fiume Lambro, sono state diffuse dalla stampa locale diverse notizie che non corrispondono alla realtà, alle quali si aggiungono teorie personali di alcuni cittadini sull’inefficacia delle opere realizzate dalla Regione Lombardia attraverso il Parco Regionale della Valle del Lambro.

Innanzitutto, è importante considerare che gli eventi meteorologici di fine ottobre e inizio novembre sono tra i più importanti degli ultimi anni. Per trovare eventi meteorologici simili, è necessario risalire al 2014 e ancora prima al 2002. Da allora, molta “acqua è passata sotto i ponti”, tanto che oggi si parla solo dell’allagamento di un cortile, mentre qualche anno fa, per eventi meteorologici simili o anche inferiori, l’intera valle del Lambro sarebbe stata paralizzata.

Questo ottimo risultato è stato ottenuto grazie all’attivazione, durante i giorni di pioggia più intensa, di tutte le strutture idrauliche realizzate, o ancora in corso di completamento, e gestite dal Parco Valle Lambro, compresa la “Cava di Brenno” a Costamasnaga. Quest’ultima è ancora in fase di realizzazione, ma è stata comunque utilizzata per immagazzinare le acque della Bevera di Molteno, alleggerendo significativamente la situazione nella valle. Il lago di Pusiano è stato portato al massimo livello di invaso, contenendo le acque in eccesso piovute sul Triangolo Lariano, oltre il quale la protezione civile avvia le operazioni di preparazione all’esondazione. Inoltre, l’area di esondazione di Inverigo, conosciuta come la “diga delle Fornaci”, è stata riempita con circa un milione di metri cubi d’acqua, che è la capacità per la quale è stata progettata.

È evidente che una situazione del genere, nonostante la manutenzione regolare, può causare malfunzionamenti e guasti alle strutture, la cui risoluzione è un chiaro indicatore di resilienza del Parco Valle Lambro. Il parco ha affrontato molte difficoltà in una settimana, superandole brillantemente come riconosciuto dalle strutture tecniche della Regione Lombardia, delle Prefetture e del Ministero delle Infrastrutture.

Tutte le scelte strategiche fatte in passato, tutte le opere realizzate nel tempo (e in corso di realizzazione) e tutte le decisioni operative prese in situazioni di emergenza hanno dimostrato che il sistema funziona. Hanno dimostrato che la catena di salvaguardia e intervento permette di regolare e gestire situazioni complesse per proteggere territori vallivi altamente vulnerabili.

Gli allagamenti supposti e i presunti “ingenti danni”, come dimostrato e confermato da coloro che sono intervenuti nelle aree interessate (i nostri tecnici, i sindaci, i vigili del fuoco, gli operatori della Protezione Civile), non si sono verificati o sono stati così lievi da non generare alcuna preoccupazione.

Ognuno è responsabile delle proprie azioni e delle proprie parole! Detto ciò, e al di là di ogni inutile polemica, a chi, senza alcun titolo, continua a sostenere l’inutilità delle opere realizzate a Inverigo, mi chiedo: “Dove sarebbero finite un milione di metri cubi d’acqua immagazzinati a Inverigo il 31 ottobre se non ci fosse stata l’opera di regolazione delle portate?”.

Infine, desidero ringraziare a nome mio e di tutto il Consiglio di Gestione del Parco coloro che si sono impegnati e resi disponibili nella gestione dell’emergenza.

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