Processo per la presunta truffa delle mascherine: Irene Pivetti rinviata a marzo

La prima udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio per la presunta maxi-truffa delle mascherine importate dalla Cina è avvenuta davanti al giudice Anna Giorgetti nel tribunale di Busto Arsizio. L’imputata principale, Irene Pivetti, è apparsa in aula accompagnata dal suo avvocato. Tuttavia, la giudice ha deciso di rinviare l’udienza al 25 marzo, richiedendo più tempo per studiare i numerosi capi d’accusa che pesano sull’ex-presidente della Camera e su altre 8 persone, tra cui la figlia e il genero.

La sala del tribunale di Busto Arsizio era piena di avvocati pronti a costituire numerose parti civili, rappresentando enti pubblici e società private. Tra questi, l’avvocatura dello Stato per la Protezione Civile, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Dogane e diversi enti sanitari locali.

Le accuse vanno dalla frode nelle forniture pubbliche alla bancarotta fraudolenta, per aver ottenuto forniture di mascherine per decine di milioni di euro che non rispondevano ai criteri minimi richiesti. Il pubblico ministero Ciro Caramore sostiene che i dispositivi fossero sostanzialmente inutili e che, nel momento più difficile della gestione della pandemia, centinaia di migliaia di operatori sanitari stavano lottando contro il virus covid19 senza alcuna protezione.

Gli avvocati degli imputati, invece, sostengono che il tribunale di Busto Arsizio non sia competente, poiché il reato più grave non sarebbe stato commesso nella sua area di competenza. Saranno le prossime udienze a definire questa questione, poiché l’indagine è estremamente complessa e richiede ulteriori approfondimenti.

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