Tredici imputati coinvolti in un’indagine sulla vendita di droga tramite Telegram si stanno avvicinando alla conclusione del processo, con patteggiamenti, riti abbreviati e richieste di messa alla prova in arrivo. Al centro delle accuse c’è un ragazzo di 20 anni, figlio di un noto trafficante, che è stato coinvolto in un fiorente traffico di marijuana gestito attraverso l’app Telegram. Questo giovane è stato arrestato insieme ad altre sette persone, tra cui una ragazza e cinque immigrati marocchini. Altri imputati sono invece a piede libero.

Le droghe venivano esposte come in un mercato, con tariffe e caratteristiche di qualità su canali Telegram, dove avvenivano brevi incontri tra spacciatori e clienti. Gli investigatori hanno scoperto che il giovane di Monza era l’amministratore di questi gruppi e offriva anche altri servizi, come la vendita di documenti falsi e la possibilità di scoprire l’identità di un contatto internet anonimo. Tuttavia, spesso questi servizi non venivano mai effettuati nonostante il denaro inviato. Il giovane avrebbe guadagnato 60mila euro in sei mesi solo attraverso queste truffe.

Gli investigatori hanno anche individuato il gruppo di fornitori di stupefacenti, una banda di marocchini che operava in modo più tradizionale, spacciando droga a bordo di eleganti Mini Cooper a Monza e in provincia. Il processo davanti al gup Marco Formentin definirà nelle prossime settimane l’esito di questa vicenda che ha scosso la città di Monza.

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