Quando aveva 13 anni, una giovane ragazza nata in Pakistan e cresciuta a Seregno ha dovuto affrontare una difficile situazione familiare: i suoi genitori avevano deciso di farla sposare con un cugino di 21 anni. Nonostante la pressione e le minacce, la ragazza ha avuto il coraggio di dire “no”.

La vicenda è finita davanti al Tribunale di Monza, dove i genitori e un fratello maggiore della ragazza devono rispondere dell’accusa di “tentata induzione a contrarre matrimonio”. Questo reato è stato introdotto nel 2019 per contrastare la pratica dei matrimoni combinati.

La ragazza, ora diciottenne, vive in una comunità protetta fuori dalla Lombardia, dove sta studiando per ottenere il diploma. I primi segnali di disagio erano stati notati dagli insegnanti della scuola, che avevano visto la giovane compiere atti autolesionistici a causa della decisione dei genitori di farla sposare contro la sua volontà.

Dopo un primo tentativo di matrimonio combinato accantonato, la situazione è peggiorata nel 2022 quando il padre ha iniziato a parlare di preparativi per le nozze e ha preso le misure per l’abito nuziale della ragazza. Una telefonata tra il padre e uno zio ha rivelato la minaccia di usare la forza per far rispettare la decisione dei genitori.

La ragazza ha deciso di lasciare casa e i Servizi sociali hanno segnalato il caso alla Procura. Dopo una prima richiesta di archiviazione, il Gip ha imposto al pm di formulare l’imputazione coatta. La giovane ha avuto il coraggio di difendere la sua libertà e la sua autodeterminazione, dimostrando che non esiste spazio per i matrimoni forzati nella nostra società.

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