I camosci della Valsassina e della Valvarrone presentano una crescita inferiore rispetto a quelli del versante orobico bergamasco. Durante un recente incontro a Barzio, i veterinari di ATS Brianza hanno discusso con i cacciatori di questo fenomeno, che si traduce in un peso medio inferiore del 30% rispetto agli esemplari normali.

Grazie alla collaborazione dei cacciatori, è stato possibile individuare parassiti gastrointestinali come causa della stentata crescita e dell’aumentata mortalità dei camosci cacciati nella zona del Lecchese. Circa 70 esemplari sono stati sottoposti a screening per accertare lo stato di salute della fauna selvatica e le possibili interazioni con il bestiame al pascolo.

Durante l’incontro è stato anche affrontato il tema della peste suina africana, di cui i cinghiali possono essere veicoli di trasmissione. È stata proposta la formazione di cacciatori bioregolatori per l’abbattimento programmato in zone di caccia selezionate, al fine di ridurre gli adempimenti a carico dei veterinari ufficiali.

L’attività di screening continuerà in collaborazione con il Piano di monitoraggio della fauna selvatica della Regione Lombardia, al fine di tutelare la salute pubblica e prevenire potenziali malattie trasmissibili all’uomo. È fondamentale sensibilizzare i cacciatori all’applicazione di comportamenti corretti e all’importanza di un dialogo stretto con l’autorità sanitaria per prevenire danni alla filiera dell’allevamento suinicolo.

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