Il Lodigiano e il Sudmilano sono al centro di un caso riguardante la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili della Lombardia. Dopo anni di smentite a livello locale, la Commissione Ambiente del consiglio regionale ha finalmente fatto chiarezza sulla situazione.
Secondo i dati forniti da ATS Città Metropolitana di Milano, dei 400 campioni previsti per il 2024, ne sono stati analizzati 197 nei primi sei mesi dell’anno. In media, il 35% dei campioni presenta tracce di PFAS, ma nessuno supera il limite stabilito dall’Istituto superiore di sanità. I PFAS più identificati sono il PFBA, il PFOA, il PFHxA e il PFOS.
La situazione di attenzione nel Lodigiano sembra essere stata risolta grazie all’allacciamento di un nuovo pozzo. Tuttavia, la Regione Lombardia si prepara ad ampliare il panel analitico del Laboratorio di Prevenzione dell’ATS di Milano e ad attivare un secondo laboratorio di analisi per aumentare la capacità di monitoraggio.
I PFAS sono composti chimici altamente fluorurati noti come “forever chemicals” a causa della loro elevata persistenza ambientale. Utilizzati in vari settori industriali fin dagli anni ’50, questi composti sono diventati oggetto di attenzione per i potenziali rischi per la salute umana e l’ambiente.
La Commissione Ambiente ha sottolineato l’importanza di continuare i controlli e le analisi per garantire la sicurezza delle acque destinate al consumo umano. La trasparenza e la collaborazione tra le istituzioni sono fondamentali per affrontare questa delicata questione e proteggere la salute pubblica.