Il compagno di cella del detenuto di 18 anni morto carbonizzato nel carcere di San Vittore è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo. L’ipotesi tecnica è necessaria per procedere con gli accertamenti del caso, compresa l’autopsia sul corpo del giovane.
Si ipotizza che il rogo potesse essere una forma di protesta che è finita in tragedia, ma non si esclude neanche che si sia trattato di un tragico incidente. La dinamica esatta deve ancora essere chiarita dai pm di Milano che hanno avviato un’indagine, compreso il mistero di come un accendino sia finito in cella.
Il detenuto di 18 anni soffriva di fragilità psichiche, come attestato da due perizie ordinate dai giudici che lo avevano assolto per vizio totale di mente in precedenti procedimenti. Era in custodia cautelare a San Vittore dal marzo scorso, quando era stato arrestato per rapina dopo essere fuggito da una comunità terapeutica. Attendeva il processo in cui, se fosse stato ritenuto colpevole, sarebbe stato condannato.
La morte del giovane detenuto ha scosso la comunità e sollevato molte domande su quanto accaduto in quella cella del carcere di San Vittore. Le indagini continueranno per far luce su questa tragica vicenda e per capire realmente cosa sia successo quella notte.