L’aumento delle aggressioni nei pronto soccorso di tutta Italia e in particolare della Lombardia ha reso necessario un intervento mirato alla protezione degli operatori sanitari e sociosanitari. La legge regionale del 2020, infatti, mira a stabilire protocolli di intesa tra le strutture sanitarie e le Forze di Polizia per prevenire ogni forma di violenza, un’esigenza resa ancora più urgente dai numerosi casi di aggressioni fisiche e verbali subite da medici, infermieri e operatori.
Con la recente normativa nazionale, si è rafforzata la possibilità di intervenire tempestivamente, prevedendo l’arresto anche in differita per chi aggredisce un operatore sanitario, un passo fondamentale per la tutela del personale.
Il potenziamento dei protocolli di intesa in Lombardia rappresenta una risposta necessaria alla crescita di episodi di violenza negli ospedali e nei pronto soccorso. Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione Lombardia, ha dichiarato che, a oggi, si contano oltre venti casi di aggressioni segnalate in Brianza dalla ASST locale. L’esigenza di sicurezza è diventata cruciale per la tutela degli operatori, che si trovano esposti a rischi quotidiani, e la legge regionale del 2020 è stata difesa anche in sede di Corte costituzionale, con una sentenza che ne ha riconosciuto la validità e l’importanza.
L’azione normativa lombarda per la sicurezza degli operatori sanitari si inserisce ora nel quadro della nuova legislazione nazionale, che ha introdotto ulteriori misure di protezione. A supporto di medici e infermieri, la normativa prevede la possibilità di arresto per chi compie atti violenti anche in caso di flagranza differita. “È allarmante – prosegue Corbetta – il continuo aumento di violenze nei pronto soccorso”. L’impegno della Regione Lombardia mira quindi a rafforzare e garantire l’incolumità del personale in servizio, in linea con quanto previsto anche dal Ministero della Salute per la sicurezza nei contesti sanitari.