Emergenza diossina e idrocarburi sulla sponda lecchese del lago di Como

Colico, 10 dicembre 2023 – Un’allarme diossina e idrocarburi si è diffuso lungo tutta la sponda lecchese del lago di Como a seguito dell’incendio che ha distrutto il capannone di un’azienda di rifiuti speciali a Colico. Le autorità hanno invitato la popolazione a tenere porte e finestre chiuse e a evitare attività all’aperto fino a Lecco.

Questa fascia lunga 35 chilometri comprende diverse località come Colico, Dorio, Dervio, Bellano, Perledo, Varenna, Lierna, Mandello, Abbadia e Lecco. Oltre ai residenti, vi lavorano anche molti turisti e pendolari che si spostano quotidianamente lungo la Statale 36 e la linea ferroviaria Lecco-Sondrio.

Le autorità stanno effettuando verifiche sulla pericolosità dell’inquinamento. Secondo gli esperti dell’Arpa, le emissioni in aria sono state significativamente ridotte grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti. Tuttavia, per quanto riguarda le diossine e gli idrocarburi aromatici policiclici, si dovranno attendere i risultati delle analisi di laboratorio nei prossimi giorni.

La squadra di emergenza dell’Arpa del dipartimento di Sondrio-Lecco è presente nell’area industriale di Colico con strumentazione per monitorare la situazione. Sono stati allertati anche i colleghi del gruppo di supporto specialistico che effettueranno misurazioni di diossine e idrocarburi aromatici policiclici. Nel frattempo, è stata disposta la chiusura delle finestre e la sospensione delle attività all’aperto fino al comune di Lecco.

L’incendio è sotto controllo, ma i vigili del fuoco stanno ancora lavorando per domare completamente le fiamme. È probabile che debbano continuare a operare per tutta la notte e anche domani mattina per estinguere ogni possibile focolaio. Sul posto sono presenti diverse squadre dei vigili del fuoco, provenienti dal comando provinciale di Lecco, dal distaccamento di volontari di Bellano e da Morbegno. Utilizzano autoscale, autobotti e autopompe per fronteggiare l’incendio.

L’intervento è particolarmente complesso a causa del rischio di esalazioni tossiche, che obbliga i vigili del fuoco a indossare costantemente respiratori e bombole d’aria. Inoltre, molti dei rifiuti bruciati, come il gas di raffreddamento dei frigoriferi e soprattutto le pile e le batterie al litio, sono altamente infiammabili e difficili da spegnere. Sono presenti anche specialisti della squadra Nbcr, addestrati ed equipaggiati per gestire rischi nucleari, batteriologici, chimici e radiologici.

Nonostante si tratti del secondo incendio in soli tre settimane, sembra che sia stato un caso accidentale in entrambe le circostanze. Gli investigatori del Nucleo investigativo dei vigili del fuoco stanno raccogliendo tutte le prove per determinare le cause dell’incendio. Al momento, tuttavia, sembra esclusa l’ipotesi di un incendio doloso. È probabile che le fiamme siano state innescate dal surriscaldamento di batterie danneggiate o da un cortocircuito nell’impianto elettrico dello stabilimento. Questa volta l’incendio sembra essere scoppiato in un deposito dove vengono accatastati elettrodomestici da bonificare, smantellare e riciclare.

A novembre, invece, l’incendio si era propagato in un magazzino dove erano stoccate pile e batterie esauste, coinvolgendo anche il tetto di un capannone coperto da pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

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