Medico e infermiera condannati per omicidio volontario di pazienti all’ospedale di Saronno

Un medico e un’infermiera, che hanno lavorato all’ospedale di Saronno dal 2010 al 2014, sono stati condannati per aver intenzionalmente causato la morte di alcuni pazienti tramite infusioni e punture di farmaci letali. La Corte dei conti ha stabilito che il danno erariale causato ammonta a 3.153.872,28 euro, di cui 900mila euro a carico dell’infermiera e oltre 2 milioni a carico del medico. Questo danno ha danneggiato l’Asst Valle Olona in due modi: da un lato, per i risarcimenti che l’ospedale ha dovuto pagare agli eredi dei pazienti deceduti, dall’altro per il danno d’immagine derivato dal discredito sulla funzionalità e la capacità assistenziale della struttura.

Le indagini sono state condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Como.

Il medico Leonardo Cazzaniga e l’infermiera Laura Taroni sono i protagonisti di questa terribile vicenda. Gli inquirenti hanno accertato la morte di sei pazienti all’ospedale, tutti malati terminali uccisi dal dottore con dosi letali di farmaci, seguendo quello che è stato chiamato il “protocollo Cazzaniga”.

Le vittime sono state somministrate con dosi letali di farmaci, tra cui clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina, per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione tra di loro, il 18 febbraio e il 30 aprile 2012, e il 5 febbraio e il 9 aprile 2013. Gli inquirenti hanno spiegato che il medico utilizzava un proprio “protocollo” per il trattamento dei malati terminali.

L’infermiera Taroni è stata condannata a 30 anni di prigione per la morte del marito e della madre, uccisi somministrando loro per un lungo periodo farmaci del tutto inappropriati rispetto alle loro reali condizioni di salute, debilitandoli fino alla morte.

Cazzaniga, condannato all’ergastolo, ha sempre sostenuto che i farmaci somministrati servivano ad alleviare le sofferenze dei pazienti.

A giugno 2023 è stata avanzata anche una richiesta di condanna per la morte di Domenico Brasca, un 82enne di Rovello Porro. Tuttavia, dal momento che l’ex medico era già in carcere a vita per altri crimini, si è chiesta solo la responsabilità penale.

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