Il dolore per la tragedia della frana di Chiesa Valmalenco, che ha causato la morte di tre persone, è ancora vivo. Le vittime erano residenti a Comabbio, in provincia di Varese, e sono state travolte dalle auto durante una colata di fango. La Procura ha concluso le indagini e ha indagato gli amministratori locali che si sono succeduti dal 2001 al 2020.
La notizia è stata resa ufficiale dal procuratore di Sondrio, Piero Basilone. L’indagine riguarda i fatti accaduti nell’agosto 2020, nella località di Chiareggio, che hanno causato la morte di Silvia Brocca, 41 anni, del suo compagno Gianluca Pasqualone, 45 anni, e della piccola Alabama, che avrebbe compiuto 10 anni il mercoledì successivo alla tragedia. Inoltre, altre due persone sono rimaste ferite, tra cui un bambino di soli 4 anni.
Le indagini si sono concluse il 28 luglio scorso con l’emissione di alcuni avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Secondo il procuratore della Repubblica, sono emersi accertamenti di estrema complessità che hanno evidenziato la mancata adozione di azioni necessarie per la mitigazione del rischio per la pubblica incolumità. In particolare, si è riscontrato che la frana dell’agosto 2020 è stata causata anche dalla mancata adozione di misure previste dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico e dal D.Igs. 3 aprile 2006, n. 152. Queste violazioni e omissioni sono state contestate ai sindaci che si sono succeduti a Chiesa in Valmalenco dal 2001 al 2020, in quanto responsabili dell’attuazione di misure precauzionali per il controllo dei rischi sul ponte sul torrente Nevasco.
La Procura della Repubblica attende ora le memorie difensive, documenti e richieste di interrogatorio o approfondimento delle indagini. Tutto verrà attentamente preso in considerazione. Secondo la legge, le parti hanno 20 giorni per richiedere di essere interrogate o presentare memorie o risultanze di indagini difensive. Il prossimo passaggio sarà probabilmente la richiesta di rinvio a giudizio.