Il Mostro del Lago di Angera

Nella casetta di un pescatore ad Angera, vicino al lago, viveva molti anni fa il pescatore con sua moglie e i loro bambini. Una mattina, dopo giorni di pioggia, finalmente uscì il sole e il bambino chiese alla madre il permesso di andare al lago con la sorellina. “No, bambini, non potete andare”, disse la madre, “sapete che è pericoloso stare sulla riva”.

Infatti, in quel tempo, nel lago, dove l’acqua era più profonda, viveva un enorme serpente che, di tanto in tanto, dopo essere arrivato sulla riva avvolto in una nuvola nera, soffiava sui bambini il suo alito rovente e poi li mangiava in un boccone.

Ma quel giorno il cielo era così chiaro e l’orizzonte così limpido che i due fratellini ottennero il permesso di attraversare il boschetto di querce e raggiungere la riva. Il lago splendeva e nell’acqua trasparente si vedevano nuotare tanti pesciolini d’argento tra le erbe del fondo.

I bambini erano così intenti a guardarli che non si accorsero di un’enorme nuvola nera che si avvicinava a loro fino a oscurare il sole. Un brivido freddo passò nell’aria, facendo alzare gli occhi al bambino: dalla nuvola nera usciva una lingua di fuoco. “Scappiamo, scappiamo, c’è il drago!”, gridò alla sorellina. La prese per mano e corsero insieme verso il boschetto. Ma il mostro del lago, che aveva ormai raggiunto la riva, iniziò a soffiare su di loro il suo alito rovente.

Riparati dietro il tronco di una grande quercia, i due bambini, tremanti di paura, sentivano le foglie crepitare a causa del terribile calore, mentre rami infuocati cadevano tutto intorno, illuminando per un attimo il buio. Presto anche la quercia sarebbe stata incenerita dalle fiamme che uscivano fischiando dalle narici del drago.

Ma all’improvviso si sentì uno scalpitio di cavalli, poi al chiarore degli incendi si videro luccicare gli elmi e gli scudi di un gruppo di armati. Li guidava un cavaliere che avanzava al galoppo con la spada sguainata: era Uberto Visconti, il guerriero più coraggioso di quei tempi.

Uberto si lanciò contro il drago e scomparve nel buio. Si sentiva il rumore della battaglia provenire dal lago: bang bang, la spada risuonava sulle squame del serpente, swiss splash, il mostro rispondeva con sibili e colpi di coda. Poi un grande tonfo e, dopo, il silenzio.

“Fratellino”, disse la bambina che aveva tenuto gli occhi chiusi per la paura, “guarda tu, io non ho il coraggio di farlo”. “Apri gli occhi, sorellina!”, gridò esultante il bambino, “è tornato il sole!”.

E infatti il cielo era di nuovo limpido e il sole faceva risplendere l’elmo e la spada di Uberto che usciva vittorioso dal lago.

Da quel giorno, il serpente apparve solo sulle armi dei Visconti e i bambini di Angera tornarono a giocare tranquillamente sulla riva.

Tratto da La Varese Nascosta. Fonte: “L’Albero del Tempo” di Franca Nobili, Ediz. Amministrazione Comunale di Angera, 2003.

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