Alessia Pifferi, 39 anni, è attualmente sotto processo per aver lasciato morire la figlia Diana, di soli 18 mesi, di stenti dopo averla lasciata sola in casa per una settimana. La perizia psichiatrica richiesta dal Tribunale di Milano ha confermato che Pifferi è in grado di intendere e volere, non presentando alcun deficit mentale che possa giustificarne il gesto. Questa valutazione è stata fondamentale per stabilire la sua capacità di stare in giudizio e per determinare la sua responsabilità penale.

Le psicologhe del carcere dove è detenuta avevano sollevato dei dubbi sulle condizioni mentali di Pifferi, cercando forse di giustificarne il comportamento attraverso presunti problemi psichici. Tuttavia, il procuratore Francesco De Tommasi ha sempre sostenuto che l’imputata era pienamente consapevole delle sue azioni e ha scelto volontariamente di abbandonare la figlia per trascorrere del tempo con il suo compagno.

La perizia psichiatrica ha quindi confermato che Pifferi è in grado di comprendere la gravità dei suoi atti e di affrontare il processo penale. Le prove raccolte sul caso, come i resti di pannolino trovati nello stomaco della piccola Diana, dimostrano la crudeltà e l’indifferenza della madre nei confronti della propria figlia.

Ora, per Alessia Pifferi, si prospetta una condanna pesante, che potrebbe arrivare fino all’ergastolo. Le sue azioni hanno scosso l’opinione pubblica e hanno sollevato interrogativi sulla sua vera natura e sui motivi che l’hanno spinta a compiere un gesto così atroce. La giustizia dovrà fare il suo corso, ma resta un senso di sgomento di fronte a una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.

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