Monza – Da più di 20 anni Tiziana Boldrini è immersa nel mondo degli adolescenti. Con la sua esperienza come educatrice, mediatrice famigliare e mental coach, ha avuto modo di confrontarsi con migliaia di giovani, anche all’interno di contesti scolastici, sportivi e di aggregazione. La sua collaborazione con il Seregno Basket le ha permesso di conoscere da vicino cosa può portare alla devianza giovanile e alle baby gang.

Le motivazioni che spingono gli adolescenti a unirsi in gruppi per comportamenti violenti o di bullismo sono molteplici. Alcuni cercano un senso di appartenenza, altri una continuità familiare, mentre le ragioni più frequenti sono legate a necessità economiche, contesti familiari problematici, desiderio di anticonformismo, solitudine, ignoranza, emulazione, piacere di trasgredire e rompere le regole. I ragazzi si sentono soli e attratti dalla sensazione di forza e potenza che li fa sentire invincibili.

L’ambiente familiare e sociale gioca un ruolo fondamentale in queste dinamiche. Anche se spesso si pensa che le cause della devianza giovanile siano legate a condizioni di vita difficili, degrado o abbandono, si riscontra che anche ragazzi di status socio-economico elevato possono essere coinvolti. I ragazzi trascorrono molto tempo soli, sui social media e su dispositivi tecnologici, accedendo a contenuti violenti senza gli strumenti per affrontarli. Sono attratti da soldi facili, vestiti di marca e dall’idea di essere qualcuno.

I social media e la tecnologia diventano strumenti di divulgazione del potere e del bisogno di riconoscimento dei giovani. I ragazzi comunicano e creano relazioni che agli adulti sono sconosciute.

È importante riconoscere i segnali precoci d’allarme, come comportamenti prepotenti, violenti, antisociali, reiterazione di reati, interruzione del percorso di studio, disimpegno e abbandono della scuola, rifiuto delle regole, consumo di sostanze o alcol.

Per contrastare questo fenomeno è fondamentale insegnare ai bambini a riconoscere ciò che è pericoloso fin da piccoli, creare una rete di supporto intorno a loro e essere degli adulti presenti ed educanti.

I genitori devono essere presenti nella vita dei loro figli, ascoltarli, dialogare e chiedere aiuto sin da subito se riconoscono comportamenti problematici. È importante non delegare ad altri la crescita emotiva dei ragazzi e affrontare la questione senza vergogna.

Il gruppo e il bisogno di appartenenza influiscono sulle decisioni individuali degli adolescenti, che spesso cercano riconoscimento e costruzione di un’identità all’interno del gruppo dei pari. Una volta che un giovane è coinvolto in una baby gang, è fondamentale chiedere aiuto alle forze dell’ordine, coinvolgere la famiglia e metterla in contatto con figure esperte come psicologi e agenzie educative.

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