La decisione sul rinvio a giudizio di Sergio Domenichini, l’uomo di 67 anni accusato di aver ucciso Carmela Fabozzi, è attesa per il 28 giugno. La pensionata di Malnate è stata trovata morta nel suo appartamento di via Sanvito il 22 luglio scorso. Oggi il giudice dell’udienza preliminare ha ascoltato le richieste delle parti, rinviando a mercoledì prossimo le decisioni.

La richiesta di rito abbreviato presentata dal difensore dell’uomo, l’avvocato Francesca Cerri, è stata già respinta. Sergio Domenichini deve rispondere di omicidio aggravato e rapina e rischia l’ergastolo. Per questo motivo, non può accedere al rito alternativo. La sua prospettiva è quella di un processo in Corte d’assise, ma il verdetto del gup arriverà soltanto tra una settimana.

Tra le decisioni in sospeso ci sono quelle riguardanti un secondo imputato, Antonio Crisafulli, il varesino di 62 anni che avrebbe aiutato Domenichini. L’uomo era ancora sporco di sangue dopo il delitto e Crisafulli lo avrebbe prelevato in auto da via Sanvito e accompagnato in due luoghi: in via Cà bassa a Varese, nei pressi del fiume Olona, dove sono stati gettati i due cellulari della vittima, poi recuperati dagli inquirenti, e in un Compro Oro per la vendita dei gioielli sottratti nell’abitazione della povera pensionata.

Per Crisafulli, accusato di favoreggiamento personale e difeso dall’avvocato Martina Zanzi, è stata chiesta la possibilità di accedere alla messa alla prova attraverso lavori di pubblica utilità finalizzati a risarcire lo Stato. In subordine, anche per il secondo imputato è stato chiesto il giudizio abbreviato.

All’udienza erano presenti il figlio e la nipote di Fabozzi, parte civile nel procedimento e assistiti dagli avvocati Davide Boni ed Enzo Andrea Cosentino. I due familiari della donna, ancora visibilmente scossi, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni.

Domenichini, attualmente in carcere a Pavia, fu arrestato poche settimane dopo il delitto sulla base di quanto emerso nelle prime fasi di indagine. La sua presenza nella corte di via Sanvito all’ora dei fatti, notata da due vicini di casa di Fabozzi e confermata anche dal gps installato sull’auto presa a noleggio dall’uomo. Inoltre, le sue impronte sono state rilevate dai Ris sul vaso utilizzato per colpire la donna e poi riposizionato ancora sporco di sangue su un mobile all’ingresso dell’abitazione.

Lasciata la corte, venduti i gioielli e ripulita l’auto, l’uomo partì per tre settimane di vacanze al mare con la compagna. Al termine delle quali fu raggiunto dai carabinieri.

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