Rivolta in carcere durante la pandemia: l’udienza preliminare

Ieri mattina si è svolta l’udienza preliminare per 97 detenuti imputati di devastazione e saccheggio a seguito della rivolta avvenuta il 20 marzo 2020 nel carcere di Pavia. La rivolta era stata scatenata a causa delle condizioni di sovraffollamento e delle limitazioni dei colloqui con i familiari, imposte come misura preventiva per contenere la diffusione del Covid-19. Gli imputati rischiano una condanna da 8 a 15 anni di carcere.

L’udienza si è tenuta nella sala dell’Annunciata, in una piazza Petrarca blindata e chiusa al transito e alla sosta delle automobili. Le misure di sicurezza erano state messe in atto per garantire l’ordine e la sicurezza durante l’udienza. All’ingresso della piazza e davanti all’Annunciata erano state posizionate delle transenne, mentre diversi agenti di polizia e carabinieri controllavano l’accesso alla sala. L’udienza si è svolta a porte chiuse e ha visto la presenza di circa 200 persone, tra imputati, avvocati e agenti di polizia penitenziaria.

Una trentina di detenuti ha voluto partecipare all’udienza, provenienti non solo da Pavia ma anche da altre carceri dove erano stati trasferiti dopo la rivolta. Alcuni imputati hanno partecipato in stato di libertà poiché nel frattempo avevano scontato le loro pene. Tuttavia, tre imputati risultano irreperibili.

Fuori dall’aula, diversi familiari di detenuti ed ex reclusi erano in attesa dell’esito dell’udienza. Uno di loro ha dichiarato che suo fratello ha già finito di scontare la pena e rischia ora una nuova condanna, nonostante abbia pagato per i suoi errori passati. Altri imputati presenti fuori dall’aula hanno espresso il loro dissenso, sostenendo che la rivolta era stata scatenata per denunciare le difficoltà vissute in carcere, aggravate dalla pandemia, e non per commettere atti di devastazione.

Durante l’udienza, i legali degli imputati hanno presentato delle eccezioni sulle notifiche degli atti e hanno depositato delle memorie in cui chiedono la modifica del capo di accusa da devastazione a saccheggio in danneggiamento. Se l’istanza sarà accolta, molti imputati potrebbero decidere di ricorrere a riti alternativi. Il processo è stato rinviato al 23 novembre.

Tra gli imputati presenti all’udienza c’è anche Enzo Finizio, che si trova imputato ma anche parte offesa nell’altro filone di inchiesta riguardante i presunti pestaggi da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Finizio ha denunciato di essere stato vittima di un’aggressione e ha dichiarato di voler proseguire nella sua battaglia per denunciare quanto accaduto. Ha sottolineato che, nonostante gli errori commessi, le persone presenti in carcere sono comunque vite umane che non possono pagare anche per altre colpe.

L’accusa di devastazione e saccheggio è stata considerata esagerata da Finizio, che ha evidenziato i problemi strutturali già presenti nel carcere. Ora si attende il prosieguo del processo, nella speranza che si faccia luce sulla situazione e che si giunga a una sentenza equa e giusta per tutti gli imputati coinvolti.

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