Il castagno millenario di Brinzio: una storia di gelosia e distruzione
Nel paese di Brinzio, nei pressi di Varese, si narra di una leggenda che riguarda un antico castagno. Durante l’epoca di Napoleone Bonaparte, le truppe francesi arrivarono nel paese e osservarono con ammirazione il maestoso albero nella piazza principale. Nonostante avrebbero potuto utilizzarlo per scopi bellici o come legna da ardere, decisero di risparmiarlo e permettergli di continuare a vivere.
In quel periodo, l’intero paese si nutriva dei frutti di quell’albero durante l’inverno. Le castagne venivano arrostite su una graticola in un forno del paese, alimentato dal fuoco generato dai ricci, ovvero gli involucri dei frutti dello stesso albero. Questa tradizione permise ai nostri antenati di sopravvivere per secoli.
Tuttavia, con il passare del tempo e l’avvento della società moderna, il denaro divenne più importante della vita dell’albero. Al proprietario dell’albero fu offerta una considerevole somma di denaro per ottenere la legna, e così, per il denaro che finisce sempre e non basta mai, il castagno millenario di Brinzio fu abbattuto. Dietro a questi fatti potrebbe esserci anche la gelosia dell’uomo, che, vivendo solo per 100 anni, non vuole vedere un altro essere vivente vivere eternamente, più di lui. Tuttavia, tutto ciò si paga con la mancanza di una connessione tra terra e cielo, che ci permetterebbe di assaporare l’infinito, vivendo tutti insieme come una sola famiglia.
È interessante sapere che in Lombardia, regione italiana, era consuetudine avere due esemplari dello stesso albero da frutta nei terreni agricoli. I castagni servivano anche come riparo per le mucche dal caldo estivo e dal vento invernale. Si tramanda, quindi, che ci sia un altro castagno, che ha raggiunto l’età veneranda di circa 800 anni, nascosto fuori dai sentieri battuti, lontano da sguardi indiscreti. Questo luogo è ricco di acque, come tutto il territorio del Parco Naturale del Campo dei Fiori e dei suoi boschi protetti, dove di solito non è consentito uscire dai sentieri tracciati. Ed è così che il secondo castagno è ancora al sicuro. Scopriremo di più quando l’uomo smetterà di ubriacarsi di cose che finiscono e guarderà verso l’infinito.
Ho scritto personalmente le parole di questa leggenda che viene tramandata oralmente, confidenzialmente, per timore che qualcun altro, per denaro o gelosia, possa ferire la natura, ma alla fine ferisce solo se stesso.