L’Arci di Como, tramite il suo presidente Gianpaolo Rosso, ha commentato il caso della lapide di Mussolini danneggiata a Giulino di Mezzegra e la perquisizione domiciliare a cui è stato sottoposto Cecco Bellosi. Secondo l’associazione, il governo sta tentando di riscrivere la storia e stravolgere la realtà della lotta di liberazione dal fascismo, mentre permette ancora manifestazioni celebrative del regime e dei suoi gerarchi. Inoltre, si sta avviando verso un regime nazionalista e oscurantista, fondato sulla religione del profitto, e scegliendo la guerra come soluzione al conflitto in Ucraina, in contrasto con il dettato costituzionale. L’Arci ha quindi espresso solidarietà a Cecco Bellosi, definendolo un antifascista degnissimo e ribadendo che la lapide a Giulino di Mezzegra è apologia del fascismo.

Cecco Bellosi ha negato di aver danneggiato la lapide, ma ha rivendicato di aver tolto i fiori posti da una squadra di fascisti. Secondo Bellosi, la lapide è in sé apologia del fascismo e dovrebbe essere sostituita dalle fotografie dei partigiani che hanno fermato il regime fascista a Giulino di Mezzegra. Inoltre, ha criticato le istituzioni italiane per aver permesso la reiterazione del fascismo eterno e la persecuzione degli antifascisti.

In questo contesto, l’Arci ha sottolineato che il rovesciamento della storia è diventato un nuovo reato, l’antifascismo, e ha espresso preoccupazione per la tendenza verso un regime nazionalista e oscurantista fondato sulla religione del profitto. L’associazione ha chiesto alle istituzioni italiane di perseguire i fascisti anziché gli antifascisti, e di sostituire la lapide di Mussolini con le fotografie dei partigiani che hanno fermato il regime fascista a Giulino di Mezzegra.

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