L’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza sono stati archiviati dall’inchiesta a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. La decisione è arrivata dopo che la procura di Brescia aveva chiesto l’archiviazione e dopo che i due politici indagati si erano difesi davanti ai giudici. I giudici del tribunale dei ministri hanno accolto la richiesta di archiviazione “perché il fatto non sussiste”.

Conte e Speranza erano accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa. All’ex premier veniva contestata dalla Procura di Bergamo la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma visto che “non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all’imputazione” lui “avrebbe dovuto decidere, circa l’istituzione della zona rossa” il giorno stesso. E secondo il tribunale dei Ministri “si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole”.

Nell’ordinanza la presidente Maria Rossa Pipponzi precisa che “si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole perché non tiene conto della necessità per il Presidente del Consiglio di valutare e contemperare i diritti costituzionali coinvolti e incisi dall’istituzione della zona rossa. Ed infatti l’istituzione della zona rossa comporta il sacrificio di diritti costituzionali quali il diritto al lavoro, il diritto di circolazione, il diritto di riunione, l’esercizio del diritto di culto”.

Il tweet di Speranza ha sottolineato l’esito della sentenza: “La procura di Brescia ha appena archiviato il procedimento a carico mio e di Giuseppe Conte relativo alla gestione della pandemia. Sono molto sollevato da questa decisione”.

Dura la reazione dei parenti delle vittime: “E’ uno schiaffo in faccia a noi e all’Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l’archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l’ennesimo in un’Italia corrosa dall’omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile” scrive l’Associazione #Sereniesempreuniti. I famigliari si dicono “delusi e amareggiati”.

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